La Colonizzazione Anglo-Savoia i falsi Miti del Risorgimento

i falsi miti del risorgimento, a partire da Cavur, Mazzini, Garibaldi, Bixio e Crispi

1860 comincia il medio evo della Sicilia e di tutti i popoli del Mediterraneo

La Colonizzazione il massacro di intere popolazioni

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 Il 5 maggio 1860,il Criminale Mercenario Giuseppe Garibaldi parte da Quarto, presso Genova, e con 1089 Assassini, l'11 maggio sbarca a Marsala. 

Per molti,chi consapevole chi meno, Tale impresa passerà alla storia come l'impresa dei "Mille". 

Per noi sarà l'inizio del medioevo dei popoli del SUD, l'eccidio di interi Popoli, la strage di intere città, la distruzione della SICILIA

Mai colonizzazione fu cosi Cruenta, Criminale e Dittatoriale come quella dei Savoia

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Cerchiamo di percorrere questa inumana imprese dei mille, che di impresa non ha nulla...!! visto che già era tutto programmato.
 
I'11 maggio i mille sbarcarono a Marsala, il 15 maggio, come dice la storia ufficiale, arriva a Calatafimi dove sarebbe accaduto il primo scontro tra Garibaldi e le forze Borboniche,sempre a detta della storia ufficiale, vediamo quali erano le forze in campo;
i mille di garibaldi;

Cacciatori delle alpi: Giuseppe Garibaldi

Guide: Giuseppe Missori

Compagnia Carabinieri Genovesi: Antonio Mosto

Compagnia Marinai Canottieri: Salvatore Castiglia

Artiglieria: Vincenzo Giordano Orsini

I° Battaglione: Gerolamo Nino Bixio

1° Compagnia: Giuseppe Dezza

2°   “    “     “    : Antonio Forni

3°    “     “   “    : Francesco Sprovieri

4°     “     “  “    : Mario Palizzolo

II° Battaglione: Giacinto Carini

5° Compagnia: Francesco Anfossi

6°      “       “     : Alessandro Ciaccio

7°      “       “     : Benedetto Angelo Francesco Cairoli

8°      “       “     : Amgelo Bassini

Dulcisi in fundo, l'ascaro siciliano Francesco Crispi, che già era partito a fianco di Garibaldi da Genova.

Le truppe agli ordini di Garibaldi erano composte in larga parte da veterani degli originari Cacciatori della Alpi della seconda guerra di indipendenza, con recente esperienza di combattimento, ma anche numerosi giovani patrioti e studenti, solo sommariamente addestrati all'uso delle armi durante la navigazione e nei giorni immediatamente successivi allo sbarco. L'armamento individuale era costituito da vecchi moschetti ad avancarica tipo Brown Bess  riconvertiti con rigatura della canna ed accensione a luminello , molto deteriorati e di funzionamento incertoScarsissima era la disponibilità di munizioni da fucile.

Tuttavia la modesta qualità dei fucili, la penuria di munizioni e l'approssimativo addestramento di larga parte dei Cacciatori (bilanciato però dal loro grande entusiasmo e spirito combattivo) fecero sì che le procedure di impiego prescritte dallo stesso Garibaldi fossero invece decisamente orientate sull'assalto alla baionetta, come indicato nell'ordine del giorno n.5 del 10 maggio: "Bisogna esser ben parchi di tiri e ricorrere, se si debba pugnare, allo spediente più spiccio della baionetta". Un vantaggio importante era nella qualità di larga parte degli ufficiali, che a partire dallo stesso Garibaldi avevamo quasi tutti esperienza di combattimento al comando di volontari contro truppe regolari.

Le forze Borboniche;

Colonna Mobile: Brigadiere Generale Francesco Landi

Cacciatori del Regno delle due Sicilie;

·         II Battaglione, 10º Reggimento di Fanteria di Linea "Abruzzi” :Tenente colonnello Giuseppe Pini

·         II Battaglione, Reggimento Carabinieri a piedi: Tenente colonnello Francesco De Cosiron

·         VIII Battaglione Cacciatori a piedi: Maggiore Michele Sforza

·         Mezza batteria di artiglieria

·         Uno squadrone del Reggimento Cacciatori a Cavallo

·         21ª Compagnia distrettuale di Compagni d'Armi "birri di campagna"

Da parte borbonica partecipò allo scontro la sola Colonna Sforza, così costituita:

·         due compagnie, VIII Battaglione Cacciatori a piedi direttamente agli ordini del: Maggiore Michele Sforza

·         2ª compagnia, II Battaglione Carabinieri: Capitano Marciano

·         Compagnia Cacciatori, II Battaglione, 10º Reggimento fanteria: Capitano Gaetano de Blasi

·         Una sezione di artiglieria (2 pezzi)

·         Un plotone Cacciatori a cavallo (24 sciabole)

L'armamento individuale della fanteria borbonica era qualitativamente migliore di quello dei garibaldini ma sostanzialmente analogo come tipologia e datazione,essendo anche esso costituito dai vecchi moschetti ad avancarica cosiddetti "di Antico Modello" da 40 e 38 pollici, derivati dal modello 1777 francese, riconvertiti con rigatura della canna ed accensione a luminello. Solo i Cacciatori a cavallo disponevano dei nuovi fucili da 38 pollici, ed i Cacciatori a piedi dei nuovi e precisi fucili da 32 pollici mod.1850 Belgi. Le artiglierie borboniche erano invece nettamente superiori a quelle garibaldine.

come potete vedere le forze in campo erano totalmente differenti, quindi se battaglia ci sarebbe stata, i mille sarebbero stati ributtati a mare. La realtà è che i garibaldini non trovarono nessuna resistenza, infatti l’11 maggio sbarcarono, il 15 maggio già erano a Calatafimi, il 27 maggio già conquistarono Palermo, il 20 luglio erano a Milazzo, il 18 agosto i garibaldini attraversarono lo stretto di Messina

il 17 settembre Garibaldi entra vittorioso a Napoli, i Borboni sono sconfitti.

L’unico scontro fu l’8 agosto 1860 nel Comune di Bronte, ma non contro i mille, i contadini di Bronte si ribellarono contro i suoi Feudatari e il Barone di Bronte, allora di nobiltà inglese, perche lo stesso aveva promesso che con la libertà acquisita dalla sconfitta dei Borboni, i feudi in gran parte si sarebbero suddivisi tra gli stessi contadini che sarebbero divenuti proprietari di piccoli appezzamenti di terreno, cosa che in realtà non fu, quindi i contadini si rivoltarono contro gli aristocratici che chiesero aiuto ai garibaldini, visto che l’aristocrazia Siciliana, come già spiegato prima, era complice e mandante della spedizione dei mille, quindi Garibaldi era tenuto a difenderli, e cosi fece mandando i suoi uomini con a capo il criminale sanguinario Bixio, che perpetro una strage di uomini,donne e bambine a Bronte, dopo 10 giorni e centinaia di morti tra i contadini, la rivolta fu sedata.

 

Quindi i mille nel suo percorso in Sicilia, non fecero altro che saccheggiare,derubare,violentare e uccidere  interi paese e città e popolazioni inermi, compresi donne e bambini. Con il consenso e l’appoggio dell’aristocrazia Siciliana, QUESTA E LA REALTA'.

 

Ma chi furono le vittime di questo eccidio perpetrato dal criminale Garibaldi e dei mille;

Furono i quasi 600.000 morti civili in Sicilia e i 3.500.000 tra civili sia Siciliani che dall’altra parte dello stretto e militari Borbonici i quali si rifiutarono di indietreggiare, come ordinato dai suoi comandanti,ma consapevoli della sua forza superiore a quella dei mille,quando Garibaldi il 20 luglio 1860 arrivò a Milazzo,tutti deportati nel carcere di Finestrella,e che ancora ad oggi più di 2.000.000 non si sa che fine abbiano fatto,ecco chi furono le vere vittime.

 

Ma chi furono i protagonisti di questa lurida vicenda denominata unione d’italia..??

E la regia di tutto questo chi era..??

I Protagonisti;

 Camillo Benso conte di Cavur

Il commercialista e l’economista della vicenda, a lui non interessava l’unione d’italia, più che altro a lui interessava il banco di Sicilia e il banco di Napoli, infatti lui pretendeva che il regno delle due Sicilie appena conquistato entrasse a far parte dell’allora regno di Sardegna,visto che già in precedenza la Sicilia era stata guidata da reggenti dei savoia, “vittorio amedeo di savoia nel 1713” e del “duca alberto amedeo di savoia tra il 1848 e il 1849”,in contrasto con Vittorio Emanuele II e Garibaldi,anche perché quest’ultimo era stato pagato dagli inglesi proprio per questo, che volevano l’unificazione di tutto il territorio italico anche quello dello stato pontificio,quello che poi avvenne.

Quindi possiamo dire che a Cavur interessavano solo le finanze, visto che ai tempi il regno di Sardegna retto dal Re Vittorio Emanuele II era in brutte acque a livello economico-finanziario. In poche parole un Mario Drago di oggi, reggente finanziario dell’unione europea.

 Giuseppe Mazzini

Massone, in prima di ideologie democratiche-liberali,ma poi anche lui passato alla monarchia, fondatore della giovane italia e della carboneria,tradita subito dopo perche si riconobbe in ideologie monarchiche, e il filo conduttore tra le parti.

Teneva i contatti tra, la monarchia inglese,Cavur, Garibaldi e con il referente ascaro Siciliano Francesco Crispi in rappresentanza della casta nobiliare Siciliana.

L’obbiettivo a lui affidato era la destabilizzazione dello stato del vaticano e tutto il centro del territorio italico,che allora era quasi la stessa cosa,in poche parole, fu l’organizzatore di tutta la vicenda che riguardo la fantomatica e miserabile unione d’italia.

 Francesco Crispi

Ascaro e traditore Siciliano, regista e massimo organizzatore della spedizione dei mille,fautore della disfatta della tentata rivoluzione Siciliana del 1848, fu quello che tenne i contatti con la casta nobiliare siciliana per l’organizzazione dello sbarco dei mille a Marsala.

Giuseppe Garibaldi

Mercenario  Criminale e Mandante di tutte le stragi perpetrate sul territorio Siciliano, già descritto ambiamente sopra.
 

 Gerolamo Nino Bixio

Animale Criminale, Esecutore materiale di tutte le stragi e dell’ecidio di intere popolazioni Siciliane e del Sud, terrorista professionista, anche se in realtà non esistono aggettivi cosi dispregiativi per poterlo descrivere, di sicuro uno dei più terribili Criminali che siano vissuti al mondo.

L'evoluzione delle luride bandiere che dal 1848 portarono il Sud e la Sicilia al Regno Criminale d'italia.
 l'11 febbraio 1848 . il Governo insurrezionale della Sicilia adotta nella Camera dei Comuni e nella Camera dei Pari rispettivamente il 28 e 29 marzo 1848 il tricolore con al centro il simbolo della Trinacria. La bandiera resta in funzione fino al aprile 1849.1848
 Il 15 maggio 1848, Ferdinando II scioglie il parlamento e dà vita ad un governo costituzionale di conservatori per il Regno delle Due Sicilie. Dal 3 aprile il Programma del nuovo ministero approvato da S.M. il Re dispone che "le bandiere reali verranno circondate dai colori italiani". Ricostruita da L. Rangoni-Machiavelli, la bandiera porta al centro la grand'arme reale dei Borbone con le collane e con gli scudi disposti dal Decreto del 1816; il bordo tricolore viene tolto il 19 maggio 1849. 
 Il 4 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia concede lo Statuto: per l'inizio delle operazioni militari viene usato un tricolore che porta nella parte bianca della bandiera uno scudo di casa Savoia bordato d'azzurro, che s'estende oltre i margini delle fasce rossa e verde. Il 27 marzo il disegno di tale bandiera approntata dal segretario agli interni Bigotti viene formalmente approvato dal Consiglio dei Ministri.

 

La cosa più vergognosa e che in Sicilia e nel Sud in tutte le città i loro nomi sono citati nelle maggiori vie,corsi,scuole ecc. ecc. come del resto anche molti monumenti, cosa a noi inaccettabile,disgustosa e orribile, e come se gli ebrei facessero la stessa cosa nelle città di Isdraele dedicando strade e monumenti ai protagonisti del nazismo o ai simboli dello stesso.

E più vergognoso ancora e il comportamento delle istituzioni della città di Marsala che ha dedicato a questo Mercenario Criminale di Garibaldi un’infinità di monumenti, monumenti edificati con i contributi versati dai cittadini eredi dei cittadini massacrati dallo stesso Garibaldi.

  

Chi c'èra dietro tutto questo...?? 

la Regista di tutto questo fu la Monarchia Inglese.

Quando i Borbone furono ridotti al possesso della sola Sicilia dall’invasione napoleonica (1805) si trovarono sotto una pesante tutela inglese. Quanto durò l’influenza britannica su Napoli dopo il Congresso di Vienna, e come si manifestò?

«Dopo il 1815, Londra non prese in considerazione la possibilità di un intervento indirizzato a guadagnarle una presenza politico-militare nella Penisola.

Tuttavia, ci fu una clamorosa eccezione per quello che riguardava il crescente interesse inglese a rafforzare la sua egemonia nel Mediterraneo e quindi a riguadagnare quella posizione di vantaggio, acquisita nel 1806 e ulteriormente incrementatasi poi, tra 1811 e 1815, grazie al protettorato politico-militare instaurato da William Bentick in Sicilia. Protettorato che aveva portato ad ampliare la colonizzazione economica dell’isola già avviata dalla fine del XVIII secolo, poi destinata a irrobustirsi nei decenni seguenti grazie all’attività delle grandi dinastie commerciali dei Woodhouse, degli Ingham, dei Whitaker e di altri mercanti-imprenditori angloamericani. Molto indicativa, a questo riguardo era la presa di posizione del primo ministro, Visconte Castlereagh che, il 21 giugno 1821, aveva ricordato che il dominio diretto o indiretto della Sicilia costituiva, ora come nel passato, un “indispensabile punto d’appoggio” per rendere possibile il controllo dell’Inghilterra sull’Europa meridionale e l’Africa settentrionale “quest’isola non rappresenta per l’Inghilterra soltanto un importante avamposto strategico, da preservare, ad ogni costo, da una possibile occupazione della Francia che la minaccia dalle sue coste, ma costituisce anche il centro di tutte le operazioni militari e politiche che il Regno Unito intende intraprendere nel Mediterraneo”».

Il controllo del Mediterraneo centrale fu tra i principali motivi di conflitto tra Napoli e Londra: prima l’occupazione britannica di Malta, strappata a Napoleone (che a sua volta l’aveva tolta ai Cavalieri di San Giovanni, che riconoscevano la sovranità siciliana sull’isola) ma mai restituita ai Borbone, poi l’incidente dell’Isola Ferdinandea, infine la questione degli «Zolfi». Furono solo questioni geopolitiche o contarono anche altre considerazioni?

«Sicuramente interessi strategici e geopolitici dominarono la politica della Corte di San Giacomo verso le Due Sicilie dalla metà dell’Ottocento al 1860. Nel 1840, Palmerston usò tutta la forza della gunboat diplomacy per mantenere il monopolio inglese sugli zolfi siciliani, ordinando alla Mediterranean Fleet di catturare il naviglio napoletano e di condurlo nelle basi di Malta e di Corfù con un vero e proprio atto di pirateria. Nel 1849, sempre Palmerston, sostenne la rivoluzione separatista siciliana con l’obiettivo di fare dell’isola uno Stato autonomo retto da un principe di Casa Savoia.

Naturalmente l’ingerenza inglese si ammantava di pretesti umanitari: la volontà di smantellare il regime dispotico di Ferdinando II e di sostituirlo con un sistema costituzionale e liberale nel quale fossero garantiti i diritti politici e civili.

Palmerston si servì di fondi riservati del Tesoro britannico, per finanziare una spedizione destinata a destabilizzare  il Regno delle Due Sicilie.

 L’operazione, progettata per la tarda estate del 1855, non arrivò a compimento ma il Secret Service Fund sarebbe stato utilizzato negli anni successivi e fino al 1860 per destabilizzare  il Regno delle Due Sicilie.

 

Quale ruolo ebbe l’Inghilterra nella caduta del Regno di Napoli….???

Il supporto militare, economico, diplomatico del Regno Unito fu indispensabile alla cosiddetta “liberazione del Mezzogiorno”. Come rivelò il dibattito, svoltosi nella Camera dei Comuni, il 17 maggio 1860, la presenza delle fregate inglesi nella rada di Marsala non fu una semplice coincidenza ma un atto deliberato deciso con piena cognizione di causa dal gabinetto britannico.

Il sostegno di Londra non si esaurì in questo episodio. In aperta violazione al Foreign Enlistment Act del 1819, che proibiva appunto il reclutamento di sudditi inglesi in eserciti stranieri, Palmerston e il ministro degli Esteri Russell tollerarono e  incoraggiarono  “the sub scription for the insurrectionists in Sicily”, alla quale aderirono esponenti del partito whig e alcuni ministri tutti egualmente disposti a elargire “ingenti somme da utilizzare nella guerra contro il Regno delle Due Sicilie” e quindi a sostenere economicamente una campagna di arruolamento destinata a ingrossare le fila dei ribelli in camicia rossa. Inoltre la flotta inglese collaborò tacitamente con quella piemontese nella protezione dei convogli che trasportarono rinforzi di uomini e materiali destinati a raggiungere Garibaldi.

E’ possibile dire, quindi, che con l’unità il Regno d’Italia eredita sostanzialmente la stessa posizione di debolezza geopolitica delle Due Sicilie e che Londra acquista, dopo il 1861, una sorta di protettorato sulla politica mediterranea.

Sicuramente sì. Anche se forse il termine “protettorato” rappresenta un’espressione troppo forte, non si può non riconoscere che gli argomenti con i quali Palmerston giustificava l’azione inglese a favore della conquista piemontese delle Due Sicilie miravano proprio a quest’obiettivo.

Nella lettera inviata alla Regina Vittoria, il 10 gennaio 1861, Palmerston sosteneva che, considerando “la generale bilancia dei poteri in Europa”, uno Stato italiano esteso da Torino a Palermo, posto sotto l’influenza della Gran Bretagna ed esposto al ricatto della sua superiorità navale, risultava “il miglior adattamento possibile” perché “l’Italia non parteggerà mai con la Francia contro di noi, e più forte diventerà questa nazione più sarà in grado di resistere alle imposizioni di qualsiasi Potenza che si dimostrerà ostile al Vostro Regno”.

Parole profetiche che, se si esclude l’intervallo della politica estera fascista, la Storia, fino ai nostri giorni, non ha mai completamente smentito. Il Trattato d’alleanza con gli Imperi Centrali, firmato dal governo italiano nel maggio del 1882, non modificò a nostro favore lo status quo mediterraneo che si era venuto creando con l’insediamento francese in Tunisia e di conseguenza rafforzò la nostra situazione di dipendenza dal Regno Unito.

Considerato che, nei problemi mediterranei, Germania e Austria non si ritenevano impegnati ad alcuna solidarietà con il suo alleato, l’Italia, per arginare l’espansionismo di Parigi, si trovò obbligata ad orbitare nella sfera d’influenza di Londra, la quale si mostrava desiderosa di stringere un patto di collaborazione con il nostro Paese che le avrebbe consentito, ad un tempo, di mettere in minoranza le forze francesi e di impedire una possibile intesa franco-italiana, il cui effetto avrebbe potuto rendere difficili le comunicazioni tra Gibilterra, Malta e l’Egitto. Il 12 febbraio del 1887 veniva firmato così un accordo con il quale il governo britannico e quello italiano s’impegnavano a “mantenere l’equilibrio mediterraneo e a impedire ogni cambiamento che, sotto forma di annessione, occupazione, protettorato, modifichi la situazione attuale con detrimento delle due Potenze segnatarie”.

Con questa convenzione, se l’Italia s’impegnava ad appoggiare la penetrazione inglese in Egitto, la Gran Bretagna si dichiarava disposta “a sostenere, in caso d’ingerenza di una terzo Stato, l’azione italiana su qualunque punto del litorale settentrionale africano e particolarmente in Tripolitania e Cirenaica”. Rinnovato, nel 1902, questo accordo ci avrebbe consentito di portare a termine l’impresa libica nel 1911. Anche dopo questo successo, l’Italia rimase, comunque, per Londra un “volenteroso secondo”, destinato a svolgere un ruolo di sostegno al suo sistema marittimo, ma al quale non poteva essere consentito una più ampia espansione nell’area mediterranea. Che questo fosse il ruolo riservato alla nostra Nazione lo dimostrava, in tutta evidenza, nel 1913, la ferma di presa posizione del Regno Unito che escludeva in linea di principio “la possibilità della conservazione delle isole dell’Egeo, già appartenenti ai domini turchi, da parte del governo di Roma, perché una simile soluzione minaccerebbe di rompere l’equilibrio politico nella parte orientale del Mediterraneo”. Una dichiarazione, questa, che conteneva in nuce le linee maestre della politica inglese successive alla fine della Prima guerra mondiale, quando Londra, d’intesa con Parigi, operò instancabilmente per impedire la realizzazione integrale delle aspirazione italiane sull’Adriatico, appoggiando e fomentando le ambizioni della Iugoslavia, dellAlbania e della Grecia in questo cruciale settore strategico».

La Sicilia post-unitaria

Nel periodo post-unitario si evidenziano però da subito i problemi di carattere socio-economico della Sicilia. Al posto della precedente unica imposta progressiva sul reddito, adesso occorre pagare tutta una serie di tasse, come quella sul macinato, tassa che viene percepita come la più iniqua. Inoltre viene imposta la circoscrizione militare obbligatoria in località distanti dalla Sicilia. 
Nel 1866 causa la difficile situazione economica, scoppia una rivolta a Palermo. Dal 1871 al 1914 più di un milione di Siciliani emigra in America ed in altri paesi d'Europa. il sud che era stato il territorio più colpito saccheggiato,defraudato,derubato,impoverito dell’appena colonizzazione perpetrata dai savoia sotto la regia inglese e con la mano d’opera dei mille mercenari guidati dal criminale garibaldi aprì la sua emigrazione soprattutto al nord America,l’ormai noto come “il viaggio della speranza” i nostri avi approdarono per la maggior parte nella baia di New York Ellis Island anche nota come “l’isola delle lacrime” vi approdarono pieni di speranza,di coraggio e di buone volontà,infatti negli anni avvenire formarono dei propri quartieri identitari come “little italy” integrandosi nel rispetto delle leggi e delle culture dello stato ospitante,ma rimanendo sempre fedeli alle loro culture alla loro lingua alle proprie radici,senza nulla a pretendere dallo stato che li ospitava,anzi in alcuni casi con diritti minori alla popolazione locale,cosa che io personalmente non condivido,ecco questa è la logica di immigrazione che rispetta lo stato ospitante.
 
Il risultato è che molte località dell'isola rimangono svuotate delle loro forze più intraprendenti. Viene inoltre estesa alla Sicilia la legge Siccardi sull'eversione e la vendita delle proprietà ecclesiastiche. I proventi di tale vendita vennero incamerati dallo stato, che anche grazie a ciò ottiene nel 1876 il pareggio del bilancio.
Nel 1891 nasce il Partito Socialista Siciliano e il movimento a carattere sociale dei Fasci siciliani dei lavoratori fondato da G. De Felice. Nel 1893 è lo scandalo Notarbartolo, in seguito all'assassino del direttore del Banco di Sicilia, che aveva denunciato malcostume politico e finanziario. Nel 1894 causa un cattivo raccolto avvengono disordini e sommosse.
Caduto il governo Giolitti, è formato un governo presieduto dal siciliano ascaro Francesco Crispi che invia 50000 soldati sull'isola, dove viene imposta la legge marziale. Nel 1908 un disastroso terremoto, che provoca più di 60000 morti, rade in gran parte al suolo Messina. Successivamente per le opere di ricostruzione furono seguiti a Messina.

Agli inizi del 1900 la Sicilia e desolata, depopolizzata, distrutta, da quel momento sarà un calvario continuo fino a i giorni nostri.

ANimus TUus DOminus