L'Indipendentismo Siciliano
dalle sue origini all'indipendentismo del terzo millennio

…Circa 450 anni prima di Cristo, sotto la guida di Ducezio, cacciammo dall’isola i greci…in un’epoca assai più recente, nel 1282, scoppiarono i famosi “Vespri siciliani”: quanti francesi avevano messo piede in Sicilia vennero scannati senza pietà…..nel 1848 cacciammo i borboni….. dal 1942 al 1950 la guerra di indipendenza contro lo stato italiano…. Per finire all’indipendentismo Siciliano dei giorni nostri….. 

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Ducezio o meglio Douketios.

nasce in Sicilia all’incirca nel 488 a.C, si suppone nei pressi di Nea l’odierna Noto, o Mene l’odierna Mineo, di appartenenza al Popolo dei Sikuli.

Ducezio era un Uomo molto carismatico che riuscì a conquistare l’animo dei Sikuli  che lo elessero  Re di Sicilia, che da alcuni secoli erano oppressi dalla dominazione Greca.

Il Siciliano per eccellenza, colui che venne al mondo con il solo scopo di riunire le popolazioni della nostra Madre Terra, perché riuscissero a difendersi contro tutti e tutto.

Nel V sec. A.C, la Sicilia era in forte crescita, tanto da contrastare le mire espansionistiche della Grecia, l’epoca dei tiranni di Siracusa era tramontata e la democrazia si affermava sull’esempio di Atene, in questo clima socio-politico il nobile Ducezio di Mineo, concepisce il suo disegno di respingere l’invasione greca e di costituire lo Stato dei Sikuli, Indipendente e Sovrano, ma aperto alle influenze culturali di tutti i Popoli del Mediterraneo.

Ducezio non è un Tiranno, nello Stato Sikulo da lui creato, lo stesso appare come una realtà Policentrica, una “SYNTELEIA” una confederazione con forte coesione Sacrale e istituzionale.

La sua sete di libertà e protezione del Popolo Sikulo, si concretizzò soprattutto dopo la liberazione di katana dai mercenari fedeli ai tiranni dinomenidi retuse.

Intorno al 461 a.C, a soli 27 anni, Ducezio e a capo della spedizione in qualità di generale assieme a delle truppe inviate dalla democratica Siracusa, che si era distaccata da poco da Trisibulo.

Dopo la vittoria di Katana, altri successi militari gonfiarono la fama e le fila dell’esercito di Ducezio, le città costiere cominciarono a tremare, ad ogni città liberata un brivido percorreva tutte le città Siciliote.

In questo periodo Ducezio fondo due città, Menainon e Palikè, fondate presso il lago Naftia tra le città odierne di Palagonia e Mineo.

In particolare Palikè, per la sua importanza religiosa ma soprattutto politica, divenne il principale obbiettivo bellico dei nemici.

Infatti solo pochi anni dopo la sua creazione, la città fu attaccata da Siracusa e Agrigento, ma senza risultato, visto che furono sconfitte da Ducezio proprio sotto le mura della città.

Ma i nemici non mollarono la presa, spaventati dalla forza di Ducezio, organizzarono un altro attacco che si concluse con un successo, prima a Noai e poi a Motyon, nelle vicinanze della città di San Cataldo odierna.

Dopo queste sconfitte, Ducezio fu esiliato a Corinto, ma nel 444 a.C rientro in Sicilia dove fondo altre due città, Kalè e Aktè, nei pressi dell’odierna Caronia, dove il nostro RE e Eroe morirà quattro anni dopo all’età di 44 anni.

Nel 1282, la rivolta di un Popolo contro i tiranni Francesi i “VESPRI SICILIANI”

Era il 1268 e dopo la sconfitta di Manfredi di Hohenstaufen e la morte di Corrado IV di Hohenstaufen, figli dell'imperatore Federico II di Svevia (buon anima; Dio lo abbia in gloria, ndr) e la decapitazione di Corradino, figlio di Corrado IV, la Sicilia cadde in mani francesi.

Le mani erano quelle di Carlo I d'Angiò. Mani alquanto sporche di sangue e assetate di potere: fu lui a volere fortemente la decapitazione di Corradino (ultimo erede in linea di sangue di Federico II) che all'epoca era solo un ragazzo.

 

Con l'arrivo dei francesi i siciliani subirono una terribile politica fiscale ed una generalizzata riduzione delle libertà baronali.
Usurpazioni, soprusi e violenze erano all'ordine del giorno e gli Angiò si mostrarono sordi a qualsiasi richiesta di ammorbidimento politico.

I siciliani non ce la facevano più, ma piuttosto che insorgere preferivano riporre le proprie speranza in un salvatore esterno. Michele VIII Palaeologo (imperatore bizantino), Papa Niccolò III e Pietro III d'Aragona erano i nomi più gettonati. Quest'ultimo in particolare vantava i favori della gente in quanto sua moglie Costanza era la figlia di Manfredi e nipote di Federico II di Svevia.

Purtroppo Pietro III era impegnato nella conquista di parte della penisola iberica allora in mani arabe. Così nulla cambiava. Si soffriva. Ci si lamentava, ma si continuava ad aspettare un salvatore.

Ma finalmente venne il Giorno tanto atteso.

Papa Niccolò III era morto e gli angioini (assieme ai veneziani) erano impegnati militarmente contro l'imperatore bizantino. Non vi erano prospettive di miglioramento nell'aria: il nuovo papa infatti parlava francese ed era sordo ai bisogni della Sicilia.

Così, durante la funzione serale dei Vespri del 30 marzo 1282, a Palermo si scatenò l'inferno.
Tutti i mal di pancia vennero allo scoperto sul sagrato della chiesa del Santo Spirito durante il lunedì dell'Angelo.

Accadde che un soldato dell'esercito francese di nome Drouet, in virtù della propria posizione, volesse palpeggiare una nobildonna in presenza del suo consorte: con il pretesto di doverla perquisire le mise le mani addosso.
Il marito non ce la fece. Sbroccò, sottrasse la spada al soldato e lo trafisse per riscattare l'onore proprio e della moglie.

Da lì in poi la protesta divampò.
I palermitani scesero per strada e, al grido di "Mora, mora!", diedero la caccia ai francesi.

Fu una carneficina.
Solo pochi francesi riuscirono a mettersi in salvo sulle proprie navi presenti lungo la costa.

Chi rimase a terra, ad esempio cercando di confondersi tra la gente comune, veniva smascherato ed ucciso all'istante grazie all'aiuto dei ceci. Infatti i francesi pronunciavano diversamente la parola siciliana cìciri. E, non appena la risposta era incerta e dalla cadenza d'oltralpe, “tracchete!” la spada puniva l'oppressore.

Da Palermo presto la rivolta si estese a tutta la Sicilia e a Carlo I d'Angiò non restò che governare su Napoli fino al giorno della sua morte.

Famoso simbolo di quella lotta divenne il termine «Antudo!», una parola d’ordine usata dagli esponenti della rivolta. Antudo: «ANimus TUus DOminus» e cioè il coraggio è il tuo signore (non i francesi).

Dopo Palermo fu la volta di Corleone, Taormina, Messina, Siracusa, Augusta, Catania, Caltagirone e, piano piano, tutte le altre città.

Il 3 aprile 1282 veniva adottata  come vessillo siciliano la bandiera giallo-rossa con al centro la Trinacria, a seguito di una atto di confederazione stipulato da 29 rappresentanti delle città di Palermo.

“Antudo!”, fu scritto anche nel vessillo.

 

Nel 1848, cacciamo i Borboni fuori dalla Sicilia.

Nel 1798, Ferdinando di Borbone, per via della occupazione napoleonica a Napoli, fugge in Sicilia per risiedevi insieme alla propria corte. Ma già nel 1802 è di ritorno a Napoli grazie all'aiuto dell'ammiraglio Nelson.

Tale situazione determinò molta delusione tra i siciliani. Nel 1806 cacciato da Napoli da Gioacchino Murat, si rifugia nuovamente in Sicilia, che nel frattempo era divenuta una base bellica dell'Inghilterra in guerra contro i Francesi. Ferdinando IV, sotto la spinta della Gran Bretagna (sotto la cui protezione il re si era posto) e dei nobili siciliani concede, nel 1812, una costituzione di ispirazione liberale che abolisce i diritti feudali formulata, dall'Assemblea costituente a Palermo sull'esempio di quella inglese.

La costituzione prevedeva infatti due camere proprio come il modello parlamentare inglese. Gli Inglesi portano nell'isola alcune innovazioni: nel 1814 sono ad es. attive alcune distillerie di proprietà inglese di vino a Marsala. Con la Restaurazione ed il riaffermarsi a Napoli del potere borbonico, a Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia, fu concesso di rientrare a Napoli, ciò portò all'annullamento della costituzione e, l'8 dicembre 1816 la Sicilia viene incorporata con Napoli nel Regno delle Due Sicilie e posta sotto una amministrazione centralizzatail re prende il nome di Ferdinando I. I Siciliani, di nuovo governati da un viceré, alimentarono un vivo risentimento che condusse ad aspirazioni separatiste ed a lotte popolari. La rivoluzione del 1820 contro i Borboni, iniziò a Palermo il 14 luglio. Nel1825 Muore Ferdinando e gli succede il figlio Francesco I che regna fino al 1830. Nel1837 sotto il regno di Ferdinando II scoppia il colera e il popolo di Catania e di Siracusa tenta di insorgere nuovamente, ma il moto è rapidamente sedato. Esasperati dall'assolutismo borbonico, Il 12 gennaio 1848 a Palermo una rivolta popolare, guidata da Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa, provoca la fuga delle truppe borboniche che rimangono a Messina. Una rivoluzione popolare guidata dal fontaniere Francesco Riso, scoppia a Palermo il 4 aprile 1848 e rivoltosi si arroccarono nel convento della Gancia. Costituisce la miccia che fa divampare ovunque la ribellione.

Nonostante ogni speranza di libertà, le truppe borboniche ritornano in forze, per reprimere l'insurrezione. Si determina così la costituzione di un governo provvisorio e di un nuovo Parlamento presieduto da Ruggero Settimo. Viene proclamata l'indipendenza dell'Isola e promulgata una nuova Costituzione di stampo liberale-democratico (il Parlamento è al di sopra del re, il quale non ha più facoltà né di sciogliere né di sospendere le Camere). In base art. 2 della nuova Costituzione, il 13 aprile 1848 il Parlamento dichiara decaduto Ferdinando II di Borbone, perché re anche di Napoli.

Al suo posto è chiamato il duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia, secondogenito di Carlo Alberto re di Sardegna. L'armistizio è firmato il 17 settembre 1848, regno che durò fino al 14 aprile 1849 quando l’ammiraglio francese Charles Baudin offrì, a nome del governo francese, una mediazione per la pace, accettata dal parlamento Siciliano.
 

Dal 1942 al 1950, La guerra di Indipendenza contro lo Stato Italiano.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale, che come la storia ci insegna, ha come fronte primario il bacino del Mediterraneo, visto che l’80% delle ricchezze mondiali risiedono proprio qui e che da sempre e visto come un punto strategico economico che militare, danneggia ulteriormente le condizioni dell'Isola. Le condizioni economiche dell'isola nell'immediato dopoguerra erano allo stremo. I danni causati dal conflitto, soprattutto alle forniture di energia, hanno causato forti ripercussioni in vari settori. Si trattava di recuperare intere aree degradate dai disastri della guerra, di ripristinare la fiducia nella gente stremata da anni di colonizzazioni e di sfruttamento, di favorire le condizioni per una ripresa economica.

Il popolo Siciliano è stanco,si risveglia in lui l’innato desiderio di indipendenza che risiede nel suo DNA dalle origini, a partire dal 1942 incominciano a nascere alcuni movimenti indipendentisti, alcuni dicono separatisti, a noi non piace come termine ricorda troppo il 1848 Siciliano.

Nel settembre del 1942 nasce il CIS (comitato per l’indipendenza della Sicilia) il primo presidente è Andrea Finocchiaro Aprile.

Nella primavera del 1944 il CIS viene sciolto per dare luogo al MIS (movimento per l’indipendenza Siciliana)che avrà un profilo ideologico più Autonomista, il presidente rimase sempre Andrea Finocchiaro Aprile.

In contemporanea il Prof. Antonio Canepa  diede vita ad un altro movimento di impronta esclusivamente indipendentista l’EVIS (esercito volontario per l’indipendenza Siciliana)come vera formazione armata di ideologia indipendentista, ma purtroppo Antonio Canepa il 17 giugno 1945 in località “ Murazzu Ruttu “ Randazzo (CT) muore assieme a due suoi militanti e Patrioti Siciliani, in un agguato perpetrato da un gruppo di carabinieri con il coinvolgimento di altre figure, ma i mandanti furono degli individui che ricoprivano cariche importanti nell’ambito indipendentistico politico Siciliano, il 1848 del separatismo siciliano si ripeteva, era li..!! vivo più che mai, rappresentato dai suoi legittimi eredi,trasformatosi da casta nobiliare a casta politica Siciliana.

Ma stavolta l’onda indipendentista non si arresta, il MIS continua nella sua battaglia politica Autonomista, l’EVIS continua la sua lotta armata con al comando per un breve periodo Attilio Castrogiovanni, ma poi arrestato, quindi il comando passa nelle mani di Concetto Gallo, il 15 maggio 1945 Salvatore Giuliano viene nominato tenente colonnello dell’EVIS per la Sicilia occidentale, lo scontro con lo stato italiano e forte e deciso, sia a livello politico che armato, il tutto porta l’allora re del regno d’italia Umberto II ad accettare lo Statuto Siciliano, il Regio Decreto Legislativo n° 455 viene emanato il 15 maggio 1946, da quel momento la Sicilia non è indipendente, ma diviene giuridicamente uno stato federato al Regno d’italia regolato dal suo Statuto interno.

Nell'aprile del 1947 viene eletto il primo Parlamento regionale, la maggior parte dei deputati deriva dalle file del MIS, che allora contava più di 500.000 iscritti su una popolazione di aventi diritto al voto di neanche 1.400.000 Siciliani.

Il sacrificio di molti patrioti Siciliani che hanno donato anche la sua vita alla causa indipendentista, e l’azione politica forte del MIS, ha dato i suoi frutti, l’obbiettivo anche se in parte e raggiunto, la Sicilia non è indipendente ma ormai e uno stato autonomo federato.

Nel frattempo il 2 giugno del 1946 vennero svolte le elezioni referendarie che decretarono la nascita della nuova repubblica italiana, il 31 gennaio 1948 viene indetta una riunione dell’assemblea costituente per integrare lo Statuto Siciliano all’interno della nascente Costituzione della repubblica italiana, alla fine della seduta dell’assemblea costituente succede l’irreparabile, lo Statuto Siciliano invece di essere integrato nel suo contenuto originale viene svenduto dall’90% degli stessi rappresentanti siciliani che avevano lottato per farlo accettare nel 1946, gli stessi politici Siciliani che erano stati votati dal popolo al parlamento siciliano membri del MIS che nella fine del 1947 erano passati nelle file dei nascenti partiti italiani,per la maggior parte nelle file della DC (democrazia cristiana).lo statuto in realtà era stato reinventato in loco,depotenziato del 70% del suo valore giuridico, lo stesso Finocchiaro Aprile pronunciò questa frase “ oggi i siciliani hanno perso un’occasione che non si ripeterà mai più” “ oggi in questa assemblea costituente si e votata e approvata un’Autonomia che i Siciliani non vedranno mai applicata” e cosi fu…!!!!

Il 1848 Siciliano si ripete, l’allora casta nobiliare oggi diventa un’associazione criminale denominata MAFIA, rappresentata dai legittimi eredi che formano il governo italiano, nasce lo STATO – MAFIOSO ITALIANO.

Da quel momento la Sicilia grazie alla casta politica siciliana asservita allo stato italiano, tranne qualche sprazzo di lucidità di qualche governante dell’isola, rimane associata ad una Autonomia di comodo. i politici Siciliani la usano solo a scopo economico politico personale,dall’altro lato lo stato italiano la concede quando gli fa comodo e solo a scopi a pro dello stesso e a danno della Sicilia e del Popolo Siciliano.

 



L’Indipendentismo Siciliano dei giorni nostri.

Oggi la realtà indipendentistica Siciliana è disastrosa, corrotta e marcia, se in realtà è un popolo che si identifica su un territorio riconoscendolo come sua Patria e Nazione che si dichiara Indipendente, dall’altro lato deve esserci quel Popolo, e un Popolo Siciliano in realtà c’è….???

No…!!! Ad oggi questo Popolo non c’è…!!! Il 70% di questo popolo è a tutti gli effetti mentalmente istituzionalizzato italiano, si sente italiano……

Del 30% che rimane di questo popolo,quanti siamo realmente i veri indipendentisti….???

Forse il 5%....!!! poi ci sono i politici Siciliani, di cui il 95% totalmente asserviti allo stato italiano, quel 5% rimanente cavalca l’onda dell’autonomismo mascherato da autodeterminazione o peggio di indipendenza, solo a scopi politici, economici personali e elettorali, attorno a quest’ultimi ci sono i pseudo indipendentisti, che poi in realtà non sono ne carne ne pesce, come diciamo noi in Sicilia, stanno la come fanno le iene con i leoni, girano attorno a questi con la speranza che uno dei leoni lasci un pezzettino di carne o qualche carcassa da spolpare, sempre li in attesa che magari un giorno anche loro possano avere la possibilità di qualche poltroncina di comando, rimanendo sempre in bilico tra politica istituzionale e la lotta contro il sistema, non tralasciano nessuna delle due strade convinti che una delle due o prima o dopo li porterà al suo vero obbiettivo, un posticino di comando, di potere, perche il suo vero scopo è quello, e non il bene della Sicilia o del Popolo Siciliano………..

Attorno a quest’ultimi ci sono gl i spettatori,  quelli che non prendono posizioni, ma stanno li ne contro ne a favore aspettando l’esito e lo sviluppo della situazione per poi saltare sul treno che in quel specifico periodo possa andare più veloce, non prendendosi nessuna responsabilità personale, per poi male che vada poter dire, purtroppo ho sbagliato treno, per poi ricominciare a rimettersi a guardare aspettando il passaggio del prossimo treno, con la speranza che sia il treno giusto, ma rimanendo sempre al di fuori di responsabilità personali…………..

Poi ci sono gli “indipendentisti” del giorno prima o del giorno dopo, un giorno indipendentisti, un giorno autonomisti, un giorno leghisti, un giorno separatisti, un giorno piddini, un giorno democratici cristiani, un giorno crocettiani, un giorno lombardi ani ecc. ecc. tutto per 365 giorni l’anno……….

Per ultimo ci sono i feisbucchiani, si alzano la mattina, aprono il pc, si collegano a fb e di colpo diventano, indipendentisti, autonomisti, patrioti, rivoluzionari ecc. ecc. per poi appena chiuso il pc ritornare ad essere parte integrante del sistema, ormai assuefatti dallo stesso, pensando che le cose sono sempre andate cosi e che il mondo è questo e che nulla si può fare, per poi ritrovarsi guerrieri la mattina dopo, ma sempre e solo su FB……………..

Ma per fortuna all’interno di questo cerchio c’è chi realmente lotta giorno per giorno con tutte le sue capacità disponibili, con tutte le controversie, con tutti i sacrifici che tutto questo comporta, ma lo fa con il cuore perchè consapevole che ne vale la pena, che lotta per una causa nobile e per l’amore che prova nei confronti della Madre Terra che gli ha dato i natali………..

Ma purtroppo di questi c’è ne sono pochi, un paio di Soggetti Politici territoriali Siciliani, che hanno scelto la strada della politica istituzionale con progetti seri ed esclusivamente per il bene della Sicilia e dei Siciliani…..

E poi ci siamo noi del MLNSikulo (muvimentu di libbirazziuni nazziunali sikulo) che abbiamo scelto di percorrere la strada del Diritto Internazionale all’Autodeterminazione dei Popoli, solo quella strada, noi non siamo politici, non cerchiamo consensi ne voti, non siamo appoggiati da nessun potere politico o economico-finanziario, noi ci auto sosteniamo con tutti i sacrifici che questo comporta sia da parte nostra che delle nostre famiglie, dei nostri figli, noi siamo del Popolo e per il Popolo, noi siamo per la Sicilia………

Perche chi realmente può e deve salvare la Sicilia è solo ed esclusivamente il Popolo Siciliano unito, ma non nella politica, ma nell’amore per la nostra Madre Terra, nella consapevolezza di dover dare un futuro ai nostri figli, ai nostri nipoti, alle nuove generazioni, un futuro che gli possa dare il sacrosanto diritto di vivere una vita felice all’interno della propria Madre Terra, il sacrosanto diritto di renderli fieri e orgogliosi di essere SICILIANI……………..

ANimus TUus Dominus