l'ascarismo del Sicilianismo separatista 

 

l'ascarismo del Sicilianismo separatista, dalle sue origini ad oggi passando dalla sua definizione.

per parlare di ascari bisogna ripartire dalle sue origini e della definizione di ascaro.

 
 

Ascaro
sostantivo maschile

Soldato eritreo già aggregato alle truppe coloniali italiane.

Già questo basterebbe per identificare gli ascari del sicilianismo separatista cronico, ma Noi vogliamo dare una risposta specifica e minuziosa a questo fenomeno colpevole della situazione disastrosa in cui la Sicilia versa da ben 168 anni, si perché quel sicilianismo ascaro nasce e si sviluppa proprio dal 1848 ad oggi.

L’ascarismo nasce dalla sete di potere della casta nobiliare Siciliana, incomincia a svilupparsi poco dopo i Vespri Siciliani, rivoluzione popolare che già nel 1282 aveva portato all’indipendenza totale della Sicilia, si concretizza con quella casta nobiliare Siciliana gattopardesca, che dopo l’ennesima rivolta popolare Siciliana contro i Borboni del1848, deteneva il potere politico della nascente Monarchia repubblicana del regno di Sicilia.

Durante il regno degli Angioini, il parlamento divenne il fulcro fondamentale della organizzazione del Vespro siciliano.
Anche se come tutti sappiamo i Vespri Siciliani furono accesi da una scintilla popolare, che da li si trasformo in una vera guerra contro gli angioini, guerra che durò un decennio.

All’acquisizione dell’indipendenza il Parlamento Siciliano presieduto e composto prevalentemente da feudatari, sindaci delle città, dai conti e dai baroni, non optò ad offrire la corona  ad un nobile Siciliano, ma fu proprio una delegazione del parlamento a recarsi da Pietro d'Aragona a offrirgli la corona, in quanto marito di Costanza di Hohenstaufen.

 

Da qui si evince che l’ultima vera colonizzazione della Sicilia fu quella angioina, da li sarà sempre la casta nobiliare Siciliana che offrirà la corona al regnante di turno.

 

L’ascarismo Siciliano, si concretizzo in quella casta nobiliare Siciliana gattopardesca che costituì il Parlamento Siciliano nel 1848, con un progetto ben ponderato che in realtà non guardava a rendere la Sicilia in un regno indipendente e sovrano, ma guardava a liberarsi dalla monarchia borbonica per governare all’interno di una monarchia più grande.

 

Se in un primo momento sfruttarono la rivoluzione popolare Siciliana per cacciare i borboni dalla Sicilia, contemporaneamente organizzarono quella che 12 anni dopo sarebbe stata la colonizzazione più cruenta e distruttiva della Sicilia, colonizzazione che si protrae fino a i giorni odierni passando da quell’ennesimo tradimento perpetrato dalla sua discendenza nel 1947.

Infatti già a giugno 1848 il comandante della flotta siciliana Salvatore Castiglia riuscì a portare a Paola in Calabria la spedizione del colonnello Ignazio Ribotti imbarcata su due piroscafi, eludendo con un abilissimo stratagemma la vigilanza di due fregate borboniche. Il tentativo di far insorgere anche altre regioni però non riuscì.

 

A Palermo, il 25 marzo dello stesso anno, si riuniva il "Parlamento generale di Sicilia" nella chiesa di San Domenico, con un governo rivoluzionario composto da un presidente ed i ministri eleggibili dallo stesso presidente. Vincenzo Fardella di Torrearsa fu eletto presidente del parlamento e Ruggero Settimo capo del governo.

Ma chi erano i maggiori esponenti del Parlamento Siciliano;

-       presieduto da Vincenzo Fardella di Torrearsa,

-       capo del nuovo governo Ruggero Settimo

-       Tra i ministri, furono nominati Francesco Crispi, Francesco Paolo Perez, Mariano Stabile, Michele Amari, Pietro Lanza di Scordia e Butera e Salvatore Vigo.

 

Si dichiarò decaduta la dinastia borbonica, proclamato il Regno di Sicilia come monarchia costituzionale, e si offrì il trono vacante di Sicilia al Duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia, figlio secondogenito di Carlo Alberto di Savoia, che non accettò. Il 10 luglio il parlamento decretò una nuova costituzione, sopprimendo anche la Camera dei Pari del Regno di Sicilia.

l'11 febbraio 1848 . il Governo insurrezionale della Sicilia adotta nella Camera dei Comuni e nella Camera dei Pari rispettivamente il 28 e 29 marzo 1848 il tricolore con al centro il simbolo della Trinacria. La bandiera resta in funzione fino al aprile 1849.1848

 

La vita del Parlamento del 1848-49 durò 15 mesi, mentre con il cosiddetto "decreto di Gaeta" del 28 febbraio 1849Ferdinando II di Borbone iniziò a riprendere possesso della Sicilia, e l'assise si sciolse il 14 maggio 1849.

 

Da qui incominciò a prendere corpo quel progetto, frutto di un inciucio tra la casta nobiliare ascara Siciliana, sotto la regia del primo ministro del regno di Sardegna, la crisi finanziaria e militare dei Savoia, finanziata dal regno unito  e messa in atto dal mercenario Garibaldi.

 

Ma chi erano i maggiori esponenti di quella che sarebbe passata come l’unione d’italia ma che in realtà fu solo l’eccidio politico, economico, culturale e storico dei popoli mediterranei.

 

 Camillo Benso conte di Cavur

Il commercialista e l’economista della vicenda, a lui non interessava l’unione d’italia, più che altro a lui interessava il banco di Sicilia e il banco di Napoli, infatti lui pretendeva che il regno delle duo siciliano appena conquistato entrasse a far parte dell’allora regno di Sardegna,visto che già in precedenza la Sicilia era stata guidata da reggenti dei savoia, “vittorio amedeo di savoia nel 1713” e dell’invito alla corona da parte del parlamento Siciliano al  “duca alberto amedeo di savoia tra il 1848 e il 1849”,in contrasto con Vittorio Emanuele II e Garibaldi,anche perché quest’ultimo era stato pagato dagli inglesi proprio per questo, che volevano l’unificazione di tutto il territorio italico anche quello dello stato pontificio,quello che poi avvenne.

Quindi possiamo dire che a Cavur interessavano solo le finanze, visto che ai tempi il regno di Sardegna retto dal Re Vittorio Emanuele II era in brutte acque a livello economico-finanziario.

 

Giuseppe Mazzini

Massone, in prima di ideologie democratiche-liberali,ma poi anche lui passato alla monarchia, fondatore della giovane italia e della carboneria, tradita subito dopo perche si riconobbe in ideologie monarchiche, e il filo conduttore tra le parti.

Teneva i contatti tra, la monarchia inglese,Cavur, Garibaldi e con il referente ascaro Siciliano Francesco Crispi in rappresentanza della casta nobiliare Siciliana.

L’obbiettivo a lui affidato era la destabilizzazione dello stato del vaticano e tutto il centro del territorio italico,che allora era quasi la stessa cosa,in poche parole, fu l’organizzatore di tutta la vicenda che riguardo la fantomatica e miserabile unione d’italia.

 

Francesco Crispi

Ascaro e traditore Siciliano, regista e massimo organizzatore della spedizione dei mille,fautore della disfatta della tentata rivoluzione Siciliana del 1848, fu quello che tenne i contatti con la casta nobiliare siciliana per l’organizzazione dello sbarco dei mille a Marsala.

 

Giuseppe Garibaldi

Mercenario Criminale e Mandante di tutte le stragi perpetrate sul territorio Siciliano.

 

Gerolamo Nino Bixio

Animale Criminale, Esecutore materiale di tutte le stragi e dell’ecidio di intere popolazioni Siciliane e mediterranee, terrorista professionista, anche se in realtà non esistono aggettivi cosi dispregiativi per poterlo descrivere, di sicuro uno dei più terribili Criminali che siano vissuti al mondo.

l'11 febbraio 1848 . il Governo insurrezionale della Sicilia adotta nella Camera dei Comuni e nella Camera dei Pari rispettivamente il 28 e 29 marzo 1848 il tricolore con al centro il simbolo della Trinacria. La bandiera resta in funzione fino al aprile 1849.1848

 

Nel 1860 si concretizzo quel progetto che avrebbe portato in Sicilia la più cruenta e disastrosa colonizzazione che abbia mai avuto, non a caso i protagonisti ascari Siciliani di questo tradimento alla Sicilia e ai Siciliani, furono insediati nelle più importanti e prestigiose  cariche all’interno del governo del nascente regno d’italia.

 

Da li il Parlamento siciliano fu chiuso, la ricostituzione si ebbe con la fine del secondo conflitto mondiale, quando, per soffocare la forte espansione dell’Indipendentismo Siciliano sul territorio, fu insediata nel febbraio 1945 la Consulta regionale siciliana che elaborò uno statuto speciale, promulgato dal Re Umberto II con R.D. del 15 maggio 1946 che accetto lo Statuto Siciliano.

Rinacque così, dopo le elezioni regionali del 30 aprile 1947, il 25 maggio 1947, un Parlamento Siciliano presieduto dalla casta baronale Siciliana legittima erede della casta nobiliare Siciliana che aveva tradito la Sicilia e il suo popolo nel 1848, la maggior parte dei deputati deriva dalle file del MIS, che allora contava più di 500.000 iscritti su una popolazione di aventi diritto al voto di neanche 1.400.000 Siciliani. Parlamento Siciliano regolato da quello Statuto Siciliano frutto della lotta e il sacrificio dei nostri Patrioti Siciliani che combatterono la guerra di indipendenza contro lo Stato italiano.

Ricostituito ma declassato come "Assemblea Regionale Siciliana" una vittoria a metà, la Sicilia non è indipendente ma che conquista uno Stato sovrano che conservava la sua sovranità giuridica e legislativa nella maggioranza delle competenze tra i due Stati, che ci poneva e ci pone come forma giuridica uno Stato Federato allo Stato centrale italiano.

 

Nel frattempo il 2 giugno del 1946 vennero svolte le elezioni referendarie, molto equivoche a partire da quel falso plebiscito dei Siciliani, che decretarono la nascita della nuova repubblica italiana, il 31 gennaio 1948 viene indetta una riunione dell’assemblea costituente per integrare lo Statuto Siciliano all’interno della nascente Costituzione della repubblica italiana, alla fine della seduta dell’assemblea costituente succede l’irreparabile, lo Statuto Siciliano invece di essere integrato nel suo contenuto originale viene svenduto dall’90% dei deputati Siciliani che erano stati votati dal popolo al parlamento siciliano, membri del MIS che nella fine del 1947 erano passati nelle file dei nascenti partiti italiani,per la maggior parte nelle file della DC (democrazia cristiana).lo statuto in realtà era stato reinventato in loco,depotenziato del 70% del suo valore giuridico e legislativo.

Lo stesso Finocchiaro Aprile all’interno di quell’assemblea costituente, alla fine del suo ultimo intervento,  pronunciò questa frase;

“Oggi i Siciliani hanno perso un’occasione che non si ripeterà più, oggi in questa assemblea costituente si è votata è approvata un’Autonomia che i Siciliani non vedranno mai applicata”

E così fu..!! ed oggi tutti noi Siciliani ne siamo più che consapevoli.

 

Ma come nacque e si sviluppo questo ennesimo tradimento di quella casta politica Siciliana ascara.

Se è vero che la storia si ripete, e un sacrosanto diritto dire che a Noi Siciliani ci condanna a rimanere un popolo colonizzato e la nostra Patria sfruttata grazie ad un a casta nobiliare Siciliana prima e da una classe politica oggi, ascara e traditrice che ci ha rappresentati e governato da ben 168 anni.

 

L’indipendentismo Siciliano, da non confondere con il separatismo, nasce e si sviluppa in Sicilia con il prof. Antonio Canepa, che di diritto oggi si può identificare come padre dell’indipendentismo Siciliano. Già impegnato nella lotta antifascista, nel 1930 Canepa si laureò in giurisprudenza all'università di Palermo con una tesi di filosofia del diritto dal titolo “Unità o pluralità di ordinamenti giuridici?”, nella quale appaiono già con chiarezza tesi politiche antifasciste.

Nel 1937 Canepa otteneva l'incarico di storia delle dottrine politiche e di storia dei trattati e politica internazionale, all'università di Catania.

Allo scoppio della guerra Canepa era in prima linea nell'attività antifascista: rappresentava infatti i nuclei Sicilia e Libertà a Catania: si trattava delle prime organizzazioni di orientamento indipendentista, convinte della necessità di azioni armate contro il fascismo.

Sin da questa prima fase il Canepa rappresentò l’ideale indipendentista siciliano e, con tale orientamento, pubblicò, a Catania, nel 1942, un opuscolo che ebbe larga diffusione a Catania, ma anche a Messina e a Palermo. Il titolo di tale opuscolo era La Sicilia ai siciliani e venne pubblicato con lo pseudonimo di Mario Turri.

In esso, dopo una ricostruzione delle vicende storiche dell'isola Canepa afferma che "la Sicilia si è trovata male sotto qualunque governo che non fosse siciliano. E si è trovata malissimo sotto il governo italiano. E si è trovata ancora peggio, peggio che mai, sotto il governo fascista", e conclude affermando "Non si può continuare come per il passato. Per noi siciliani è questione di vita o di morte. Separarci o morire".

Argomentazione centrale di Canepa in questo scritto è inoltre quella che l'indipendenza siciliana sia lo strumento indispensabile per il progresso delle classi inferiori. In questa idea sta anche il nucleo dell'indipendentismo Socialista Popolare rappresentato da Canepa.

Tale concezione sarà però destinata a scontrarsi con il separatismo dell’ala latifondista del MIS (movimento indipendentista Siciliano) di Andrea Finocchiaro Aprile, e sarà molto verosimilmente, l'origine dell’assassinio stesso di Canepa.

Nell’aprile 1944 Canepa creo l’EVIS come vera e propria formazione armata indipendentista e che ne fu il primo comandante, ma ufficialmente fu costituito nel febbraio 1945 a Catania, su impulso dello stesso Antonio Canepa, come gruppo di lotta armata, organizzato in gruppi, fu inizialmente formato da circa cinquanta giovani, si riuniva ed operava in clandestinità. Il modello applicato era quello di un esercito di liberazione, ma anche primo nucleo di quello che sarebbe dovuto diventare l'esercito regolare della Repubblica Siciliana, in risposta alle continue violenze che venivano perpetrate dalle forze dell'ordine italiane sul territorio Siciliano.

Esso si prefiggeva da un lato il sabotaggio del governo italiano con azioni di guerriglia, dall’altro di imprimere al processo indipendentista siciliano una soluzione repubblicana.

Ma Canepa, non ne ebbe il tempo perché morì un paio di mesi dopo il 17 giugno 1945, in un agguato in contrada Murazzu Ruttu vicino Randazzo (CT) insieme ad altri due militanti, perpetrato dai carabinieri, ma dettato dai mandanti, molto verosimilmente, dell’ala latifondista del MIS (movimento indipendentista Siciliano) di Andrea Finocchiaro Aprile.

Infatti alla sua costituzione, l'EVIS non verrà pubblicamente riconosciuto dal MIS, e osteggiato dalla maggioranza dei suoi dirigenti in maggior parte feudatari, in netto contrasto con l’ideologia politica socialista popolare del prof. Canepa.

Il MIS (movimento per l’indipendenza siciliana, ma in realtà di impronta autonomista quindi separatista) fu costituito dallo scioglimento del CIS (comitato indipendenza siciliana) costituito nel settembre 1942, dallo stesso Finocchiaro Aprile nella primavera del 1944, movimento che avrà un profilo ideologico più Autonomista separatista, rimanendone presidente.

Andrea Finocchiaro Aprile, potendo contare nel Palermitano sulla solida e vasta base elettorale di cui godeva il padre, ministro nel governo Giolitti, venne eletto deputato nel 1913.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale si ritrovò sulle posizioni neutraliste giolittiane, rendendosi così interprete degli interessi della borghesia feudataria agraria Siciliana, consapevole che la guerra avrebbe arrecato danni all'agricoltura dell'isola.
Legatosi al Nitti, il Finocchiaro, venne da questo chiamato a far parte del suo governo: dal 23 giugno 1919 al 14 marzo 1920 come sottosegretario alla Guerra e quindi, dal 15 marzo al 22 maggio 1920, come sottosegretario al Tesoro. Alle elezioni del 16-17 nov. 1919 il Finocchiaro, quale principale esponente del gruppo demosociale nittiano, in concorrenza con la lista liberale guidata da V.E. Orlando, beneficiò anche dell'appoggio prefettizio venendo riconfermato alla Camera.
Nel 1925 venne chiamato a far parte di una commissione mista incaricata di studiare le modifiche da apportare alla legislazione ecclesiastica, svolgendo per conto della massoneria, cui era affiliato, un abile ruolo frenante nei confronti delle aperture di Mussolini alla Chiesa. Ritiratosi dall'attività politica il F. esercitò a Roma la professione forense, non mancando di manifestare, in occasione della guerra d'Etiopia e dell'unione dell'Albania all'Italia, il proprio consenso al fascismo.

Non è dato di sapere con attendibilità quando il F. cominciò a concepire un programma indipendentistico per la Sicilia. Secondo quanto ebbe a dichiarare lo stesso F. in epoca successiva, già nel 1939 egli avrebbe ventilato ad amici inglesi il suo progetto separatista.
Certo è che nell'inverno 1942, facendo leva sull'"ascendente che gli proveniva dalla sua qualità di notabile ... fece un lungo giro in Sicilia, prendendo contatto con i gruppi indipendentistici che già esistevano nell'isola e con vari esponenti della politica siciliana prefascista.

Di fronte alla progressiva crisi dei regime era sembrato a questi gruppi che fosse giunto il momento di mettere in discussione l'unione della Sicilia all'Italia.
Non si sa quanto artatamente suscitata dai servizi segreti alleati e quanto rispondente a un malcontento popolare nei confronti dello Stato italiano, la retorica sicilianista fu agitata alla vigilia dello sbarco degli angloamericani in Sicilia.

 

nel marzo del 1944 tento la strada dell’autodeterminazione come diritto all’indipendenza della Sicilia, sotto l’ala protettiva del regno unito inviando una lettera e memoranda a W. Churchill, A. Eden, C. Hull, Giorgio VI, Pio XII, Ch. de Gaulle) affinché fosse accolta in sede internazionale la richiesta di indipendenza. Nel perorare la causa indipendentistica, egli avanzava ai diversi destinatari profferte in contrasto tra loro, prospettando scenari in cui la Sicilia era destinata ad entrare nell'orbita inglese oppure americana, ad essere una repubblica oppure una monarchia, ad accogliere insediamenti economici di questo o quel paese. In una lettera al re d'Inghilterra, Giorgio VI, il F. giunse a prospettare "l'opportunità di annettere al nuovo stato siciliano territori dell'Africa settentrionale.

Quel progetto falli, Finocchiaro Aprile ripiego sull’autonomismo federalista, contemporaneamente sul territorio Siciliano continuava la lotta armata dell’EVIS contro lo Stato italiano, comandata dopo la morte di Canepa, per poco tempo, da Attilio Castrogiovanni poi arrestato, evento che passo l’EVIS sotto il comando di Concetto gallo, lotta armata che era in contrasto con la politica federalista intrapresa da F. Aprile e con le prerogative della maggior parte dei costituenti del MIS,  spinto anche della politica unitaria ma federalista delle forze alleate che già avevano intrapreso dei rapporti con il CNRI (comitato nazionale resistenza italiana) e con il suo governo provvisorio, per soffocare la forte espansione dell’Indipendentismo Siciliano sul territorio, fu insediata nel febbraio 1945 la Consulta regionale siciliana che elaborò uno Statuto Speciale, promulgato dal Re Umberto II con R.D. del 15 maggio 1946 che accetto come Statuto Siciliano.

contemporaneamente fu sciolto l’EVIS, i suoi membri furono graziati a patto che la lotta armata deponesse le armi e l’EVIS non fosse mai più ricostituito.

 

Rinacque così il 25 maggio 1947 il Parlamento Siciliano, dopo le elezioni regionali del 30 aprile 1947, che portarono i deputati del MIS come maggioranza parlamentare, un Parlamento Siciliano declassato come "Assemblea Regionale Siciliana".

 

Ma chi erano i più noti dirigenti all’interno del MIS.

-       il duca di Gualtieri

-       Giuseppe Averna (poeta)

-       il barone Lucio Tasca Bordonaro poi nominato sindaco di Palermo nel 1943 dagli Alleati

-       Stefano La Motta barone di Monferrato

-       i monarchici Francesco Paternò Castello duca di Carcaci e il principe Giovanni Alliata

-       il barone Nino Cammarata,

 

Altri dirigenti di rilievo dopo lo scioglimento dell’EVIS furono;

Attilio Castrogiovanni, Nino Di Matteo e Sirio Rossi, Concetto Gallo,Rosario Capocardo e Antonio Varvaro.

 

Nel settembre del 1945,  Calogero Vizzini, Giuseppe Genco Russo, Michele Navarra, Francesco Paolo Bontate, Gaetano Filippone, il quattordicenne Pippo Calò e il diciassettenne Tommaso Buscetta, confluirono nel MIS nel corso di una riunione a casa del barone latifondista Lucio Tasca.

 

Nel gennaio 1948 esattamente il 30-31, fu indetta a Roma un’Assemblea Costituente dove i deputati parlamentari erano invitati per INTEGRARE quella Carta Statutaria Siciliana all’interno della neonata Costituzione italiana, lo Statuto Siciliano doveva essere integrato come da regio decreto legislativo n°455 del 15 maggio 1946.

Questo l’elenco dei deputati dell’ARS della I° legislatura

Deputati dell-ARS I° legislatura.pdf (463286)

 

Ma purtroppo in quell’Assemblea Costituente non andò così, quella Carta Statutaria fu riscritta, depotenziata del 90% del suo valore giuridico e legislativo e messa ai voti, accostandola alle altre autonomie regionali CONCESSE dal nascente governo Nazionale italiano in quell’assemblea costituente, quindi si rimetteva ai voti una Carta Statutaria scritta con il sangue dei nostri Patrioti Siciliani, ma trasformata in un’autonomia regionale a pari delle altre autonomie concesse il logo e racchiuse su un unico Art. costituzionale Art. 116 della nascente Costituzione italiana, frutto di inciuci politici-economici dei rappresentanti di quelle regioni presenti in quell’assemblea con le rappresentanze delle massime cariche di governo e dello stato italiano.

 

Se Finocchiaro Aprile come presidente e rappresentante del MIS fino a quel momento aveva lottato per quel federalismo che fu una conquista a meta, gli stessi deputati del MIS eletti dal popolo Siciliano nelle elezioni del 1947, tranne Li Causi, Concetto Gallo e lo stesso Finocchiaro aprile che cercarono in tutti i modi di difendere quello Statuto fino alla fine, svendettero in quell’Assemblea Costituente quella Carta Statutaria scritta con il sangue dei Patrioti Siciliani, il 90% di quei deputati del MIS eletti dal Popolo Siciliano, tradirono il Popolo passando tutti nelle file dei partiti Nazionali Italiani, in gran parte nelle file di DC (democrazia cristiana) e PC (partito comunista italiano).

non fu una vittoria ma una sconfitta del Popolo Siciliano frutto del tradimento della casta politica Siciliana allora in maggior parte Missina.

 

L’ascarismo Siciliano e di nuovo puntualmente presente, diretto discendente dell’ascarismo di quella casta nobiliare Siciliana che tradì nel 1848, alcuni solo politicamente altri come linea di albero genealogico, un esempio Lanza.

 

Da li lo Statuto Siciliano è sempre stato barattato dalla classe politica ascara governate Siciliana con lo Stato centrale italiano, solo a scopi politici e economici personali, rappresentata dalla carica presidenziale che avrebbe dovuto rappresentare il Popolo Siciliano e la Sicilia ma che al contrario a sempre rappresentato lo Stato centrale ed i suoi interessi all’interno del territorio Siciliano assumendo nei fatti la carica di Governatore di un territorio colonizzato.
Questo si è protratto nel tempo, per facilitare il baratto nel 1957 fu abolita l’Alta Corte Siciliana, unico organo costituzionale in grado di contrapporsi a quel baratto e al propagarsi della distruzione continua del valore legislativo sovrano dello Statuto fino alla sua definitiva annullazione giuridica.

 

Oggi in Sicilia non esiste una politica Siciliana nella sua definizione “per il popolo quindi per la nazione Siciliana” degna di rappresentarci, come non esiste nessun partito o movimento politico che si possa identificare indipendentista nella sua definizione.
Chi oggi si identifica come movimento o partito pseudo indipendentista o peggio in una classe politica nuova, non è altro che la generazione successiva, chi in forma diretta, chi indiretta, di quella classe politica che ci ha governato da ben 168 anni, ma soprattutto persegue lo stesso identico obbiettivo, governare quel sistema corrotto, clientelistico,marcio ma soprattutto mafioso italo – siciliano, usando quello Statuto Siciliano in modo diverso ma con lo stesso obbiettivo.

Se chi governa usa lo Statuto Siciliano come merce di scambio con lo Stato italiano a scopi politici, economici personali e per usufruire di privilegi istituzionali, dall’altro lato chi dice di combatterla usa lo Statuto Siciliano come programma partitico nelle competizioni elettorali atto a prendere consensi dal popolo, un popolo che purtroppo ad oggi ha un livello di ignoranza politico – istituzionale e di forme giuridiche micidiale, ignoranza che non è altro che la forza di questa classe politica Siciliana vecchia che di nuove discendenza generazionale.

 

Possono cambiare le facce, i simboli, le sigle partitiche, i nomi dei politicanti Siciliani…………

 

Possono incannare tutti per qualche tempo o magari qualcuno per sempre…………

Ma non potrete mai incannare tutti per sempre……….

 

Rimanendo Ascari…………………..