Angioina -Aragonese

La Feroce Dittatura Angioina politica ed economica...e la richiesta di aiuto agli Aragonesi

 Vespri Siciliani

Nel 1258 il Parlamento "Siculorum" incorona re Manfredi, figlio di Federico II. Egli venne però scomunicato (ricordiamo che la Casa di Svevia, era vista dal papato come una minaccia per la sopravvivenza stessa dello Stato pontificio). Nel 1261 Edmondo fu deposto da un papa francese che convinse Carlo d'Angiò, fratello di San Luigi re di Francia, a perorare la sua causa sostituendo Edmondo. Incoronato a Roma cinque anni dopo, Carlo d'Angiò parte per sottrarre il trono a Manfredi. Egli promosse una spedizione militare per conquistare il Regno e, nel 1265 il nuovo papa, (del pari francese), Clemente IV, lo proclamò Re d'ambendue le Sicilie. Manfredi venne ucciso nella Battaglia di Benevento il 26 febbraio 1266. Inizia così per la Sicilia la dominazione angioina. il 6 Gennaio del 1266, Carlo D'Angiò fu incoronato a Roma re di Napoli e Sicilia.
I Siciliani, per lealtà verso gli Svevi, chiamano come loro re Corradino, figlio di Corrado di Svevia. Sembra che la Sicilia si divise in due fazioni: invece di Guelfi e Ghibellini furono chiamati ferracani i seguaci di Carlo d'Angiò e Paterini gli altri. Carlo D'Angiò, dopo avere sconfitto Corradino a Tagliacozzo (in Abruzzo) il 13 agosto 1268, si impadronisce dell'Isola attraverso l'azione di un suo luogotenente, Guglielmo l'Etendart. Corradino e il cugino Federico di Antiochia trovarono rifugio nel castello di Astura. Ma tradito da Frangipane, che lo aveva ospitato, Corradino venne consegnato a Carlo che lo fece giudicare a Napoli e qui decapitare. La tragica fine avvenuta nel 1268, nella Piazza del Mercato a Napoli, sancì la definitiva sconfitta dell'Impero.

La leggenda vuole che prima di morire Corradino, come sfida, lanciò tra la folla un guanto che venne raccolto da Giovanni da Procida (nobile e fiero esule salernitano che successivamente si travestì da frate per giungere al cospetto del Papa Nicolò e mettersi d'accordo con Lui per dare aiuto a Pietro d'Aragona nel togliere il regno a Carlo d'Angiò). L'avida politica fiscale attuata da Carlo D'Angiò, anche per finanziare le imprese militari alla conquista di Gerusalemme, accrebbe il malcontento. Nel 1282 i Siciliani insorgono contro di lui con la guerra del Vespro che darà inizio ad un lunghissimo periodo di contese che sarà ricordato come la Guerra dei Novant'anni (1282-1372).

 i Siciliani ricorrono  all'aiuto degli aragonesi con Pietro di Aragona sposo di Costanza, esprimendo il desiderio di tornare alla Dinastia Sveva

In Sicilia, si andava sviluppando un forte malcontento nei confronti del governo angioino soprattutto per il trasferimento della capitale del Regno da Palermo a Napoli. Tale malcontento sfociò in una sommossa, nota come Vespri siciliani, che determinò la cacciata degli Angioini dalla Sicilia. Inizia così a Palermo, il 30 marzo 1282 la rivolta dei "Vespri Siciliani", che presto si estese in tutta la Sicilia. Il termine Vespro deriva dall'inizio all'ora appunto “del vespro” il 31 marzo del 1282. 
Sicuramente, i palermitani esercitarono quella notte una vera e propria "caccia ai francesi", presto trasformatasi in una autentica carneficina. All'alba, la città di Palermo si proclamò indipendente. Nata come rivoluzione popolare, questa rivolta si trasformò in un movimento per l'autonomia municipale e divenne una contesa tra gruppi di baroni tedeschi e francesi per decidere le sorti del nuovo feudalesimo.
. Carlo I d'Angiò tentò in un primo tempo di sedare la rivolta con la promessa di numerose riforme ma, alla fine, decise di intervenire militarmente. Con 75.000 uomini e duecento navi, sbarcò a Messina il 25 luglio 1282 e diede inizio all'assedio della città. La città però non fu espugnata Nell'estate del 1282 un'assemblea di baroni e di rappresentanti della città chiede il soccorso di Pietro di Aragona, sposo di Costanza di Hohenstaufen, figlia di Manfredi.

Gli isolani esprimevano così il desiderio di ritornare, alla dinastia sveva, di cui Costanza era depositaria. Aiutato da notabili siciliani Pietro, convinto di rivendicare i diritti di sua moglie, giunse a Trapani il 30 agosto del 1282 ed entrò trionfalmente a Palermo proclamandosi re di Sicilia. Carlo d'Angiò si ritira da Messina il 29 settembre facendo ritorno a Napoli e lasciando la Sicilia nelle mani di Pietro III. Con la guerra del Vespro inizia un lungo periodo di lotte che viene ricordato come la Guerra dei Novant'anni (1282-1372). Iniziata la guerra, la parte siculo-aragonese trova un capo militare di valore nell'ammiraglio Ruggero Laurìa, che coglie una vittoria decisiva contro le forze angioine nel giugno del 1283, nelle acque di Napoli.

La dominazione aragonese fu accettata senza troppe riserve. Pietro III d'Aragona, detto il Grande, sebbene accettasse che il regno si mantenesse separato, ignorò spesso i privilegi feudali. Nel 1285 morti i protagonisti della guerra (papa Martino IV, Carlo I d'Angiò e Pietro III d'Aragona) i Siciliani eleggono re Giacomo II d'Aragona, subendo così una scomunica inflitta da papa Onorio IV. Nel 1296 i Siciliani stessi non esitano a dichiarare decaduto il re (che si sta adoperando per restituire diplomaticamente la Sicilia agli Angioini) e incoronare suo fratello Federico III d'Aragona che concede il diritto di riunire il Parlamento dei baroni almeno una volta l'anno.Il lungo periodo di guerre tra gli angioini e gli aragonesi per il possesso dell'isola si concluderà soltanto nel 1302, quando Carlo II d'Angiò e Federico III d'Aragona, sottoscriveranno la pace di Caltabellotta che prevedeva l'affidamento della Sicilia a Federico. La sovranità di Federico viene dunque riconosciuta ed egli diviene re di Trinacria con il nome di Federico II. La condizione della Pace prevedeva però che alla sua morte la corona sarebbe tornata agli angioini. Il trattato non viene però rispettato e il regno viene diviso in due parti: il tentativo di Carlo d'Angiò di fare del regno siciliano un perno per estendere la sua influenza sull'intera penisola, fallisce. Con la pace di Caltabellotta si era chiuso il I° periodo della guerra dei Novant'anni. L'Isola continua tuttavia ad essere contesa fra Angioini e Aragonesi, e la guerra continua sotto la monarchia di Pietro IV (1337-1342) e di Ludovico I (1342-1355). Nel 1347, con la pace di Catania si chiude il II° periodo della guerra dei Novant'anni. Gli Angioini rinunciano ancora una volta alla sovranità sull'isola; mentre i Siciliani si impegnano a non invadere il Regno di Napoli. La guerra continuerà fino al 20 agosto 1372, quando viene siglata la pace di Avignone che conclude la guerra dei Novant'anni, segnando un distacco definitivo del Regno di Napoli dal Regno di Sicilia (una divisione che durerà fino al 1816 quando i Borboni unificheranno le due corone, fondando il Regno delle due Sicilie).