Presidenza: MLN-SIKULO, LA LOTTA PER LA LIBERTA’

La Presidenza nella persona di Mendolia Tindara in rappresentanza del MLNSikulo
ringrazia pubblicamente Roberto De Salvatore (giornalista) per l'articolo pubblicato nel suo giornale a noi dedicato.
un articolo che forse da tempo avrebbe dovuto pubblicare qualche giornalista Siciliano, ma come già detto in un nostro comunicato stampa, i giornalisti Siciliani, tutti o quasi, sono troppo asserviti al sistema istituzionale corrotto, clientelistico e mafioso italo-siciliano per dare voce a un movimento come il nostro, un movimento che ha come suo unico obbiettivo l'Autodeterminazione del Popolo Siciliano per l'Indipendenza, un movimento del Popolo per il Popolo e per l'esclusivo bene della nostra Madre Patria di Sicilia.
un movimento scomodo a chi ha vissuto e convissuto con quel sistema istituzionale citato sopra colpevole del degrado politico, sociale, economico di uno dei territori più ricchi del mediterraneo.
“Iddio le stese d’ogni intorno i mari per separarla da tutt’altra terra e difenderla dai suoi nemici. La fece così grande di estensione, temperata di clima, fertile di suolo, da bastare non soltanto alla vita di più milioni di uomini, ma anche ai comodi, al lusso, ad ogni godimento, ad ogni industria, ad ogni commercio.”
 
 

MLN-SIKULO, LA LOTTA PER LA LIBERTA’

Posted on 14 settembre 2015 by ControCronaca

 di Roberto De Salvatore___

“La Sicilia di domani, sarà come noi la vogliamo” A. Canepa

Tutte le dominazioni che si sono avvicendate in Sicilia hanno lasciato qualcosa, le tracce della presenza di greci, arabi e normanni sono ancora visibili e stupiscono per la loro bellezza che accresce la meraviglia di una terra che gli antichi ritenevano fosse la casa del sole. Popolo generoso quello siciliano, fiero e indipendente per natura, disposto anche a subire qualsiasi offesa in silenzio, fino a quando però la misura è colma, e il pensiero a tal riguardo non può che andare ai Vespri di storica memoria. Popolo civilissimo anche, in Sicilia nacquero i primi esempi di una letteratura raffinatissima come quella della scuola poetica siciliana. Popolo sfortunatissimo però, un popolo che nella sua storia plurimillenaria non ha mai conosciuto l’indipendenza, trovandosi al centro del Mediterraneo che anticamente era il centro del mondo conosciuto. Pur tuttavia un popolo che si è piegato ma non spezzato alle varie dominazioni.

Ma fu l’evento unitario del 1860-1861 quello più nefasto per la Sicilia. Nell’alveo delle celebrazioni trascorse riguardanti la cosiddetta Unità d’Italia, non ci si è chiesti (lo hanno fatto solo pochi studiosi e intellettuali meridionali) cosa ha rappresentato veramente questa guerra di aggressione colonialista per l’intero mezzogiorno, ed in particolare per la Sicilia. Oggi si legifera, si decide, si pianifica in nome ‘del popolo italiano’, ma sarebbe più corretto dire popoli italiani, poiché ogni regione ha il suo genoma umano che la rappresenta: un siciliano è un siciliano, un pugliese è un pugliese, un partenopeo è un partenopeo e così via. Il siciliano poi è un popolo assolutamente particolare, solo chi lo è, o ha almeno un genitore siciliano può capire fino in fondo la vera natura di un siciliano. Io ho avuto la fortuna di essere siciliano per parte di madre (Sicilia orientale) anche se nato e vissuto sempre in Puglia, da padre pugliese. Quello che mi fa venire in mente di più l’attaccamento del siciliano alla propria terra è il ricordo di mia nonna che parlava con i familiari solo in siciliano, perché diceva che l’italiano era la lingua dei ‘piemontesi’. Mia nonna era nata nel 1900, ed è singolare come a 40 anni dalla fine della conquista piemontese fosse ancora vivo il ricordo delle tragedie conseguenza della liberazione dei ‘fratelli piemontesi’, che costò lacrime e sangue (da ricordare la strage di Bronte), miseria e carestia.

E un’altra conseguenza nefasta fu la nascita della mafia. La delinquenza c’era anche prima in Sicilia, come dappertutto, ma era una delinquenza spicciola, confinata nei limiti dei grandi feudi dei cui notabili era al servizio, gli stessi notabili che accettarono il fatto compiuto dell’invasione piemontese perché bisognava che tutto cambiasse perché tutto rimanesse com’era. La vera mafia nacque con l’unità d’Italia, e non è possibile pensare alla mafia (intesa come ‘cosa nostra’ siciliana, perché la vera Mafia è altrove) senza porre la mente a quel cordone ombelicale che la unisce al potere istituzionale romano. Cosa Nostra sicuramente riceverebbe un colpo mortale se la Sicilia diventasse un paese indipendente, secondo quanto riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite e che sancisce il diritto alla autodeterminazione dei popoli. Il popolo siciliano non ha mai accettato il processo unitario imposto con la forza, e di continuo sono sorti movimenti inneggianti all’indipendenza dell’isola, e ne sorgono ancora.

I tempi dell’Evis sono lontani, era un progetto immaturo per l’epoca e che non teneva conto delle conseguenze del secondo conflitto bellico appena terminato, l’esercito di liberazione della Sicilia ebbe nel suo fondatore Antonio Canepa, alias Mario Turri (morto nel giugno del 1945 a seguito di un conflitto a fuoco con i carabinieri) una figura generosissima di patriota siciliano. Ne fecero parte anche Salvatore Giuliano (Turiddu) sul quale però pesano anche vicende sanguinarie come la strage di Portella delle Ginestre, anche se probabilmente anche lui era sinceramente appassionato all’idea di una Sicilia libera.

Oggi però è impossibile immaginare, o possibile solo come ultima ratio, azioni di guerra che conducano alla liberazione di un popolo. Ma lo si può fare legalmente, ed è quello che si sforza di fare l’MLN-Sikulo (quasi a sottolineare la distanza che divide la Sicilia dal resto di una nazione non vista come la propria in siciliano : ‘Muvimentu di Libbirazziuni Naziunali Sikulo’ – Movimento di Liberazione Nazionale Siculo). Oggi è l’unico movimento di liberazione giuridicamente costituito sul territorio siciliano ad aver presentato regolare denuncia per l’autodeterminazione del popolo siciliano nelle sedi centrali degli organi di diritto internazionale (Onu e Aia). Un movimento che si propone pacificamente di raggiungere l’indipendenza dell’isola, attraverso libere elezioni dei propri rappresentanti istituzionali, dopo un interregno di un governo provvisorio.

Ad oggi sono quasi 150 i paesi che premono per veder riconosciuto il proprio diritto all’autodeterminazione, perché non la Sicilia? Perché la Sicilia non potrebbe essere un’altra Malta nel cuore del Mediterraneo? E’ fondata la convinzione che quest’isola, se dovesse arrivare ad essere un paese sovrano con una propria moneta e una banca nazionale, con le risorse materiali incredibili a sua disposizione (ma potrebbe anche vivere solo con un turismo fruibile 365 giorni all’anno) diventerebbe un paese ricco ed invidiabile, mentre oggi langue strangolata da una crisi cui non è estraneo l’intervento e le scelte scellerate del governo centrale romano. Un progetto forse utopico, ma dai sogni nascono le utopie che a volte il coraggio e la buona sorte trasformano in realtà.