Dipart. AMBIENTE: DECRESCITA E NUOVO MODELLO DI SOCIETA’.

Come attuare la "RICONCONVERSIONE ECOLOGICA”.

E questo è il punto? Cosa e come fare ?

Per attuare la decrescita,per proporre un nuovo modello o paradigma si devono avere le idee chiare e creare valore facilitando il lavoro e il reddito per tutti.

Tante,troppe persone si battono per realtà fondamentali e a riguardo dico:
Chi le vede veramente le cose come stanno? Chi è arroccato nei propri orticelli e preferisce non parlare di tematiche scomode che vanno contro gli interessi dei privilegi.

Vorrei fare innanzitutto una piccola analisi su coloro che hanno fatto la politica negli ultimi 20 anni e chiedere come mai in qualunque e comunità in natura i comportamenti dei suoi leader e dei suoi componenti antepongono la sopravvivenza e le esigenze del proprio gruppo prima di allargarlo.
In Italia  non ci si aggrega perché pure essendo della stessa specie della comunità le persone non si sacrificano il bene comune e i propri simili sull’altare della propria sopravvivenza politica.
Comincino a chiedersi se sono veramente democratici e su cosa proporre e di cosa trasmettere al cuore della gente.

Penso sia doveroso accennarvi come nella più grande democrazia riconosciuta del mondo attuano certe politiche che si ispirano ai concetti di Ghandi.

La crisi ambientale e il surriscaldamento globale, la crisi economica,il declino inesorabile dell’etica,l'imposizione delle politiche dei potentati finanzieri sono temi di cruciale attualità che possono essere tutti ricondotti all’atteggiamento violento della società che Gandhi deprecava dovuto anche all'individualismo esasperato.

Abbiamo milioni di persone in assoluta povertà,oltre il 40 %di disoccupazione giovanile, oltre il 12% di disoccupazione in totale, degrado della famiglia oltre a suicidi e delitti nel contesto familiare dovuto  alla mancanza di tutela sui posti di lavoro, una privatizzazione dell’istruzione e della sanità che farebbe rabbrividire i nostri padri costituenti, una totale mancanza di legalità e una corruzione che da sola risanerebbe le casse di molti stati: ecco cosa non si combatte a sinistra.

Il modello della decrescita di Ghandi era basato per contrastare i mali della civiltà moderna completamente materialista e che fa del benessere materiale l’unico scopo della vita.

E Gandhi sosteneva:è civiltà quella moderna che misura il progresso in quanti abiti la gente ha?

Criticava radicalmente la modernità e il progresso con i suoi apparati burocratici,politici,l’eccessiva urbanizzazione e la troppa mobilità cosi come gli ospedali e la professione medica nel suo modo di professare, i suoi tribunali e magistrati e avvocati, le fabbriche e le sue macchine che facevano perdere la manualità alle persone e levavano lavoro.

Il suo progetto per il futuro dell’umanità era quello di riprendere la via dei villaggi anziché quella delle città che in 100 anni ci hanno portato al collasso ecologico, ma anche, come vedremo alla crisi etica ed economica e sociale.

In quanto velocemente si sposta? In quanta gente che invece di lavorare nei campi all’aria aperta, è costretta a andare in fabbrica o in miniera?Lavorare per cosa se non per oggetti inutili che producono le fabbriche?

Non si può dire no al treno ad alta velocità e si alle auto e no alle biciclette,siai tablet e alla Tv e no allo stare in famiglia o in società come si faceva fino a pochi decenni fa.

Fateci caso,hanno nevrotizzato la società e accelerato la vita di tuttii giorni e non abbiamo mai neanche il tempo di pensare a noi e alla famiglia e figurarsi lo stare in società.

La libertà quando tutto è veramente libero a partire dalla possibilità che dà la società a un uomo di realizzarsi e di condividere il libero pensiero e il libero arbitrio.
Dalla possibilità di crescere,coltivare e soddisfare i propri bisogni quali lavoro,famiglia,passioni,hobby che si traduce nella felicità,semplicemente.

Gandhi esortava: le cosiddette classi superiori devono imparare a vivere coscientemente, religiosamente e volontariamente la semplice vita contadina,riconoscendo come essa dia la vera felicità e alla domanda di cosa sia la vera civiltà rispondeva “La vera civiltà è quella forma di condotta che indica all’uomo il cammino del dovere e l’osservanza della moralità.

L’osservare la moralità significa ottenere la padronanza della nostra mente e delle nostre passioni e quindi del materialismo”.

Non sono queste le stesse posizioni dei nostri ecologisti più all’avanguardia e dei movimenti per la Decrescita ?

 I pensatori hanno indagato afondo il problema della felicità e ha sempre saputo che “ la mente è un uccello irrequieto; più ottiene, e più vuole e rimane comunque insoddisfatta.

I nostri antenati, perciò,se ricordate mettevano un limite alle nostre indulgenze.

Essi videro che la felicità era, in larga misura, una condizione mentale e non materiale”.

In altre parole, un uomo non è necessariamente felice se è ricco, oinfelice se è povero.

Quindi gli antichi saggi hanno sempre dissuaso l’uomo dall’indulgere sui piaceri e sui lussi, perché questa non è la strada che conduce alla felicità.

E’ questa la ragione profonda per cui la civiltà indiana o più generalmente orientale, non ha imboccato lo sviluppo tecnologico totalmente e continua a sopravvivere con la civiltà rurale e riesce a dare sostentamento nonostante siano oltre un miliardo e lo stesso accade in Cina che nonostante i media ci mostrino come sempre in crescita non danno la vera visione di come la società cinese sopravviva con la ruralità delle sue campagne, al contrario di come invece ha fatto la cosiddetta civiltà moderna.

“Non si trattava di non saper come inventare le macchine, ma i nostri padri sapevano che, se avessimo dedicato i nostri cuori a tali cose, ne saremmo diventati schiavi, e avremmo perso la nostra fibra morale oltre che il lavoroper via della meccanizzazione.

Da buon profeta la stessa anima gemella di Ghandi e cioè Kumarappa,considerato il su economista, metteva in guardia già 70 anni fa dall’avvento della robotizzazione avvisandoci del pericolo della perdita del lavoro.

Non è forse questa l’epoca attuale dove il lavoro manca sempre più?

 Essi quindi, dopo doverosa riflessione, decisero che avremmo dovuto fare solo ciò che potevamo fare con lenostre mani e piedi ”.

1. Secondo Gandhi la nostra civiltà è basata sull’avidità e la ricerca esasperata del profitto, “passioni” che finiscono per dare origine a disuguaglianze troppo marcate.

2. Dunque “le persone che vivono in questa civiltà fanno del benessere materiale lo scopo della loro vita” e si assiste a una moltiplicazione artificiale dei bisogni e dei “marchingegni escogitati a soddisfarli”.

3. Gli occidentali inoltre concepiscono “il mondo intero come un enorme mercato per le loro merci”.

4. C’è poi una critica dell’eccessiva urbanizzazione, città che diventano metropoli, hanno un carattere dispersivo e favoriscono l’aumento della criminalità. Inoltre nel rapporto città/campagna la seconda è stata subordinata alle esigenze della prima, dando luogo a una condizione di esagerata dipendenza.

5. Poi una netta presa di posizione contro quello che è forse il maggiorsimbolo della civiltà moderna: l’accresciuto potere delle macchine e Gandhisembra riservare alle macchine solo note negative. In seguito preciserà diopporsi a loro non nelle forme di un luddismo radicale ma nella misura in cuiesse sottraggono lavoro all’uomo: “ciò che contesto è la mania delle macchine,non le macchine in se stesse. La mania per le cosiddette ‘macchine risparmiafatica’.

Gli uomini continueranno a ‘risparmiare fatica’, finché migliaia di lor onon resteranno senza lavoro e non si abbandoneranno sulle pubbliche strade a morire di fame”.

6. Complessivamente Gandhi si oppone all’industrializzazione dell’Occidente che tende a rendere l’uomo un automa, e in modo più specifico all’apparato militare industriale occidentale e alla sua facilità di creare manufatti  militari e quegli spazi di commercio che possiamo vedere nelle guerre solo per vendere armi e depredare risorse ad altri paesi.

Gandhi sosteneva che “non è irragionevole presumere, giudicando dalla condizione dell’occidente, che le sue città, le sue mostruose fabbriche e gli imponenti armamenti siano così intimamente connessi fra di loro da non poter sopravvivere l’uno senza l’altro”.

In sintesi:

1° La centralità del conflitto città-campagna

2° La critica ai modelli di sviluppo

3° La criticità alla professionalità istituzionalizzata

4° La criticità al monopolio tecnologico

5° L'educazione come formazione del carattere

6° L'economia della parsimonia e della decrescita

7° La trasformazione non violenta delle dittature

8° La difesa sociale e non violenta

9° La ricerca di tecnologie appropriate e conviviali

Ultima e fondamentale principio era la protezione della Natura e della scelta vegetariana che permetterebbe buona parte dei principi sopra illustrati.

 

 Questi concetti toccano esplicitamente i temi più significativi del dibattito odierno: la critica allo sviluppo (Vandana Shiva, Wolfgang Sachs), la critica al monopolio tecnologico ( Illich, Mumford), la critica alle

professionalità istituzionalizzate (Illich, Merton), il movimento delladecrescita felice (Latouche, Pallante ) fino alla protezione della natura e alla scelta vegetariana dei movimenti ambientalisti e di Rifkin.

 

 

Per uscire dalla gabbia del lavora,consuma,indebitati,schiavitù,crepa bisogna tornare alla terra, farlo davvero,coltivare,educare,allevare e creare comunità e tribù composte da persone solidali come difesa sociale.

Una società nuova,un nuovo sistema r aggregarsi si e' dimostrata strategia utile in tal senso se si vuole attuare la decrescita che ha bisogno di aggregazione e quei concetti quali comunione,socializzazione e libertà che guarda caso sono tre basi per creare la vera democrazia (comunismo,socialismo e liberalismo) che sfocia nell'omnicrazia che è la decisione di tutti e condivisa quando c'è ed è felicita e crescita e tutti sono d'accordo se le cose vanno bene.

La società si realizza.

Al contrario l'antagonismo e' complice delle elite cosi come le divisioni e lo vediamo da sempre ultimamente con il "divide et Impera" che per primi le segreterie partitiche ci impongono non dando mai voce alle persone.

Non possiamo permetterci oltre una società debole ed autodistruttiva che produce un brand ma nessun risultato concreto a parte quello di procrastinare indefinitamente le aspettative. Non si puo dire no al treno ad alta velocita e si ai tablet. Appartengono allo stesso mondo, sono la stessa cosa, hanno il medesimo potere distruttivo e la medesima origine industriale. La salvezza e'nella terra ma non si e' piu capaci di capirla.

Lo straordinario messaggio del Mahatma Gandhi sulla nonviolenza rimane più che mai fecondo anche soprattutto alla luce di questi anni dove le forti immigrazioni stanno portando le nostre società occidentali a confrontarsi con sempre maggiore popolazione e il tutto è fa fare a patto però che non lo si separi e lo si comprenda nell’intimo della questione.

Per prima cosa, dal pensiero di Gandhi, senza giri di parole dobbiamo trarre la più profonda delle lezioni e cioè la multi culturalità razziale e infine la tolleranza verso il diverso e le nuove religioni a cui si appella senza sosta.

Siamo noi, piuttosto, che dobbiamo fare uno sforzo di comprensione per intendere “ religione” al di fuori dei ristretti paradigmi sia del materialismo, sia della dogmatica cattolica.

La dobbiamo intendere cioè, nel suo senso autentico - che poi è il fulcro di tutte le religioni: l’induismo, l’islam, il buddismo, lo zoroastrismo, il cristianesimo,l’ebraismo - cioè come quella dimensione spirituale che “cambia la nostra intima natura, che cil ega in profondità alla verità e ci purifica costantemente”.

Come attuare questo cambiamento?

Puntando sulle risorse a partire dal sole!

Dal coltivare la terra e puntare su un commercio equo solidale e sostenibile e infine su una moneta che abbia abbondanza per tutti,nessuno escluso in base all’operosità che è il vero e unico valore da dare a una moneta.

La canapa.

Come più volte accennato la Canapa e la sua coltivazione è una delle soluzioni a innumerevoli problemi quali sono il lavoro ed il precariato e quindi lo stato sociale a partire dal rilancio dell'agricoltura a difesa del territorio, l'energia, lo sviluppo per la riconversione industriale, la sanità,diritti civili, l'immigrazione e la fame nel mondo con le conseguenti guerre.

Con la sua coltivazione potremmo ottenere inoltre fibra ad uso industriale per carta, plastica e innumerevoli altri utilizzi.
Quest’ultima tematica della “bio plastica”è da prendere assolutamente inconsiderazione per l’inquinamento che stanno avendo le falde acquifere,il maree i corsi d’acqua con micro particelle di plastica e inquinanti che finiscono anche nella catena alimentare.
Un primo passo importante per un mondo senza petrolio, può essere quello di utilizzare le bio plastiche derivate da materiali vegetali come la canapa e a riguardo voglio ricordare come l’inquinamento da micro particelle di plastica stanno creando sempre più problematiche alle persone a livello di salute.

In campo energetico si attuerebbe in pieno il piano di riconversione ecologica dell’industria chimico-petrolifera

Inoltre liberalizzando le vere energie pulite a partire dai trasporti come auto elettriche e/o ad aria cosi come ci propinano da decenni altre energie come l’idrogeno o altro che di sicuro impediscono per via di interessi mercantili.

 INOLTRE SI STIMA CHE “LEGALIZZARE,LIBERALIZZARE E COLTIVARE LA CANAPA SIGNIFICHEREBBE:


1. Risparmiare circa 2 Miliardi all'anno per la Guerra alla Droga.
2. Guadagnare circa 8 Miliardi all'anno per la vendita controllata della sostanza.
3. Eliminare un potenziale guadagno di decine di miliardi alla mafia contrastandola fortemente dando alle forze dell’ordine la possibilità di intervenire solo sul mercato delle droghe pesanti.
4. Dare la possibilità a malati e alla gente di curarsi con la Canapa terapeutica e non dover consumare farmaci inutili,costosi e palliativi.
5. Poter sviluppare una filiera controllata anche biologica dando la possibilità dell’auto coltivazione ai consumatori.
6. Diminuire il consumo di alcolici e tabacchi, oltre che di alcune droghe pesanti.
7. Dare Impulso al mercato della Canapa creando un indotto considerevole.
8. Eliminare il falso mito della Pericolosità della Marijuana.
9. Ridurre il problema del Sovraffollamento delle Carceri.
10.Ridurre la povertà della gente creando reddito e occupazione partendo da un semplice seme.

Volete creare lavoro ?
Volete combattere le Mafie ?
Volete fare la lotta al neoliberalismo ?
Volete immettere ossigeno ?
Volete bonificare i terreni ?
Volete creare una medicina a misura d'uomo ?
Volete creare una Plastica Bio-degradabile ?
Volete creare Bio-Combustibili ?
Volete nutrire l'umanità ?

Tutte le cose che vorrete saranno possibili con la Canapa e dovete solo volerlo!

Faccio un esempio semplice per farvi capire:in questi giorni c’è lo scandalo WW e si parla di inquinamento e micro polveri ed è un assurdità nel 2015 non comprendere come la canapa e la sua azione terapeutica sia la miglior medicina naturale per espettorare e quindi ripulire i polmoni e prevenire l’insorgere delle malattie respiratorie.

Lo stesso per l’azione anti cancerogena e moltissimi altri utilizzi medici sanitari.

E’ una vera e propria bestemmia non legalizzarla quando è oramai più che evidente che è stata vietata solo per favorire le lobby chimiche petrolifere e farmaceutiche.

Quindi cosa aspetta la gente e farne una battaglia visti gli innumerevoli utilizzi.

Altra tematica è la questione energetica naturale della principale fonte sul pianeta.

Il sole.

Il consumo di petrolio è l'equivalente di 10 miliardi di tonnellate di petrolio l'anno mentre il sole ci invia gratuitamente l'energia equivalente di 5.500 miliardi di tonnellate di petrolio solo sulle aree desertiche del pianeta e basterebbe intercettarne il 2% del totale per avere l'equivalente energia ottenibile dai combustibili fossili e a quel punto magari potremo vedere l'uomo creare pozzi d'acqua invece che di petrolio e le popolazioni coltivarsi la propria terra senza dover emigrare senza più ne guerre,fame e carestia.
Stiamo distruggendo il mondo per i combustibili fossili facendo guerre e affamando popoli per assoggettarli al volere delle lobby.

Questione moneta per chiudere il cerchio sulle tre questioni fondamentali per favorire la decrescita e un nuovo modello di sviluppo.

La moneta.

Per quanto riguarda la moneta oramai è evidente che l’unico sistema da proporre e basato sull'operosità (lavoro) di tutti che crea un patrimonio pubblico (di tutti) remunerato con una unità di misura denominabile in denaro(soldi) e non ci deve essere controllo per favorire la scarsità cosi come invece accade oggi dove le banche hanno il monopolio per tenerci succubi della moneta.

Difatti l'unità di misura che remunera "l'operosità" e quindi il valore non deve essere soggetta a scarsità e quindi smentisce il fatto che stampando denaro all'infinito si crei inflazione.
Infatti basterebbe legare il "creare valore" in base all'operosità che necessitano i cittadini e cioè per dargli lavoro.

Questa operosità definibile in valore smentisce la tesi dell'inflazione perche semplicemente immettendo denaro in base all'operosità non ci sarà mai inflazione e creo semplicemente lavoro e quindi non disoccupazione e non è mai a debito il meccanismo che resta di proprietà pubblica.
Quindi a credito.

In pratica lo Stato crea moneta che da lavoro e crea valore con una politica di condivisione della moneta e del valore e quindi chi è più operoso vale e guadagna di più e chi meno operoso guadagna di meno.

Nell’attuale momento storico, in cui la moneta è costituita soltanto da supporto cartaceo, privo di qualunque copertura aurea o valutaria, non si comprende la ragione per la quale lo Stato debba richiedere ad un apposito istituto bancario privato il mutuo, sempre oneroso, di banconote create dal nulla e prive quindi di ogni valore intrinseco, trasferendogli in tal modo, con la sovranità monetaria, non solo il potere di emettere moneta, ma anche il governo di tutta la politica monetaria, attraverso il quale, come si è già esposto, non può non influirsi in maniera assolutamente determinante su tuttala politica economico-sociale di un governo e ne stiamo vedendo le conseguenze in questi ultimi anni.

La funzione della moneta è collegata all'operosità.
Semplicemente.

Finche c'è qualcuno disposto a essere operoso e cioè a lavorare c'è denaro corrispondente.

A quel punto viene a crearsi la politica dell'economia di condivisione perche c'è scambio.

Possiamo definire le crisi economiche come uno strumento del potere per assoggettare i popoli e oltre a essere cicliche sono appositamente volute per annullare la Democrazia verso le persone al punto che oggi siamo in crisi mondiale solo per mantenere le Banche e non farle fallire visto l'enorme quantità di debito che hanno accumulato di denaro creato dal nulla (derivati) e non rendersi conto di questo renderà le genti sempre più schiave del sistema.

In passato le crisi dovute all’inevitabile accumulazioni di debiti erano ricorrenti e causavano la schiavitù di massa e la cosa è sin troppo evidente ai tempi nostri.

 

 

Dovete d’altronde immaginare che saranno milioni le persone che verranno nei nostri paesi nei prossimi anni per tutte le questioni in essere a partire da guerre,fame,carestie e soprattutto cambiamenti climatici e in questo dovremo essere pronti ad affrontare le nuove problematiche in quanto società nella sua totalità.

Ricordatevi che la guerra, con i suoi orrori e le sue crudeltà, sembra appartenere al patrimonio genetico della specie umana e nonostante la storia dell'uomo sia millenaria, l'umanità non sembra aver attraversato nessun periodo prolungato senza guerre quindi è doveroso per la società attuale porre in essere tutte le azioni possibili per scongiurarla. 

Perché allora l'uomo vuole il bene e fa il male? Perché la guerra? 

A  quest'ultima domanda possiamo affermare che nell'uomo c'è un'ineliminabile spinta aggressiva e distruttiva,che solo l'incessante processo di civilizzazione può tentare di tenere a bada. 

Di più. L'uomo, nel corso della storia, ha dimostrato di coltivare un inquietante e irriducibile amore per la guerra. Basta leggere le testimonianze,letterarie e non, provenienti dai vari fronti di guerra, per rendersene conto. 
La guerra genera orrori, crudeltà, stermini agghiaccianti e inauditi, fuori della morale condivisa, ma si rivela spesso anche un'occasione in cui gli omini mettono in mostra le loro qualità migliori: la fratellanza, il cameratismo, la solidarietà, la pietà, l'altruismo e il coraggio. 
Spesso nell'esistenza di un uomo la guerra costituisce un'esperienza unica,fortissima, indimenticabile, un'uscita da uno stato di innocenza infantile e dall'ipocrisia diffusa nella vita sociale collettiva. 

La guerra, questo "duello su vasta scala per costringere l'avversario a piegarsi alla propria volontà",si riconosce a mio avviso in numerose ragioni di carattere biologico e psicologico, ma soprattutto economico,culturale e religioso. 

Gli uomini entrano costantemente in conflitto, a causa di interessi e divisioni del mondo contrapposte e, almeno in apparenza, inconciliabili. È l'antagonismo che regge il mondo, ammoniva il filosofo greco Eraclito.L'antagonismo, la rivalità, il conflitto di opinioni e passioni contrapposte,fino a che è mantenuto nell'alveo della disputa e del confronto non violento,contribuisce al processo stesso della civilizzazione. Ma troppo spesso l'antagonismo sfocia nel contrasto violento e nella guerra. 

La guerra riconosce quasi sempre un meccanismo collaudato: un gruppo o un nazione si coalizzano contro un nemico esterno cui vengono attribuiti tutti i vizi e i difetti.

Ci si purifica dei propri aspetti inaccettabili, uccidendo la vittima sacrificale e talora possono affacciarsi alla ribalta della Storia, favoriti da un preciso contesto economico e culturale, leader animati da una volontà di potenza distruttiva, dalla personalità gravemente disturbata, capaci di convincere le masse, tramite la propaganda, della giustezza dei loro propositi. 

Alcune religioni, cosiddette monoteiste, come quella cristiana e musulmana ed ebraica, sembrano predisporre gli animi alla guerra. È il parere di autorevoli esperti secondo cui il monoteismo, unito a una interpretazione letterale dei testi sacri, favorisce una visione del mondo monoculare che sfocia, se non temperato, nell'intolleranza e nel fanatismo.

La Storia è lì a testimoniarci degli orrendi massacri compiuti nei secoli nel nome di Dio come tutt’ora accade. 

I pacifisti sostengono che la guerra è diventata ormai nella coscienza evoluta,uno strumento obsoleto nella risoluzione dei conflitti. E hanno sostanzialmente ragione. Purtroppo non riescono a dirci cosa dobbiamo fare, in concreto, se imperi o nazioni sono pronti ad annientarci senza pietà. E soprattutto, non è tacendo sugli aspetti oscuri della natura umana che si risolve il problema.

 

Gallenti Giuseppe.